Terrorizzavano donne sole in casa: presa banda di rapinatori albanesi

Terrorizzavano donne sole in casa: presa banda di rapinatori albanesi

Sceglievano con cura la vittima, preferibilmente una donna sola in casa, e una volta immobilizzata minacciavano di violentarla se non avesse consegnato loro tutto quello che aveva. La polizia ha arrestato quattro albanesi, accusati di diversi furti in appartamento, stile «arancia meccanica» oltre che di furti di auto di grossa cilindrata custodite nei garage. Le indagini sono partite a gennaio in un’operazione avviata dalla Procura di Genova, dove sono entrati in azione gli uomini della Squadra Mobile, coordinati da Gaetano Bonaccorso. Proprio in quel periodo, infatti, era stato segnalato un significativo incremento di rapine in casa, oltre che semplici furti, con il sequestro dei proprietari.
Nel corso dell'attività investigativa, condotta con tradizionali pedinamenti ed appostamenti oltre che con intercettazioni, i poliziotti hanno individuato due albanesi colpevoli di aver rapinato in due occasioni altrettante donne che venivano aggredite con particolare violenza, mentre si trovavano da sole all'interno della propria abitazione, per poi, dopo essere state immobilizzate, venire minacciate di violenza sessuale qualora non avessero rivelato dove nascondevano il denaro e i codici di bancomat e carte di credito, che i due malviventi si facevano consegnare, per prelevare poi immediatamente dopo il massimo degli importi.
Gli investigatori hanno anche fatto luce in ordine a due ulteriori episodi di furti in abitazione non tramutatisi in rapina e al furto di due auto custodite all'interno di un garage. La tecnica che gli albanesi usavano per introdursi all’interno degli appartamenti era la stessa utilizzata in passato dagli indagati, anch’essi albanesi, dell’«operazione Monrovia».

In particolare, i rapinatori riuscivano a individuare quegli appartamenti in cui i proprietari, convinti, sbagliando, di essere più sicuri, avevano lasciato all’interno la chiave inserita nella toppa. Messo a fuoco l’obiettivo portavano via la parte esterna del nottolino utilizzando poi la chiave inserita come strumento per l'apertura senza effrazione della porta di ingresso.

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