Certo, in tema di pressione fiscale il padre della Finanziaria monstre dello scorso anno ancora non ha svelato le proprie carte. «Sicuramente le tasse non aumenteranno - ha dichiarato all’Unità - ma quello che è inaccettabile è fare la lotta all’evasione e aumentare la spesa. Se si punta allo sviluppo non si possono sottrarre risorse all’economia reale».
Visco, al momento, sembra avere una priorità: riannodare il rapporto con i ceti imprenditoriali italiani. La questione, comunque, sarà al centro della riunione che mercoledì al Tesoro vedrà impegnati il ministro Padoa-Schioppa, i suoi vice Visco e Pinza e i sottosegretari per delineare il quadro nel quale sarà stesa la prossima Finanziaria.
Attualmente si registrano, oltre alle solite richieste della Cosa rossa, la disponibilità di Confindustria a rinunciare agli sgravi in cambio di una minore imposizione e un ammontare limitato di risorse disponibili per gli investimenti in infrastrutture (22,3 miliardi in 4 anni secondo l’ultimo Dpef, ndr). Secondo Visco «è possibile tagliare 5 punti di Ires a costo zero», ma è chiaro che l’extragettito potrebbe essere risolutivo in questa direzione.
Tutta questa serie di ragionamenti appare destinata a restare una mera disquisizione se si considerano le sortite di alcuni sottosegretari all’Economia di area radicale. «La vera emergenza sociale è la lotta alla precarietà e dovrà essere affrontata nella prossima Finanziaria anche investendo le risorse aggiuntive del gettito fiscale», ha sostenuto il verde Cento. E in questa direzione fa buon gioco la sortita del candidato leader del Pd Veltroni per il quale «i precari sono i veri sfruttati come gli operai di un tempo». Allo stesso modo Alfiero Grandi (Sd) ha bollato come «incomprensibile insistenza» il rinnovato invito del Fondo monetario internazionale a utilizzare il «tesoretto» per ridurre debito e deficit. «Rispetteremo i patti - ha aggiunto Grandi - ma alla fine deciderà l’esecutivo cosa fare».
Dall’altra parte della barricata, come al solito, i moderati della maggioranza.
«Vorrei stroncare sul nascere ogni discussione sulla destinazione dell’extragettito», ha sottolineato il ministro degli Affari regionali Linda Lanzillotta (Dl) ribadendo che «sul fisco la linea è già decisa: ridurre la pressione fiscale» e inoltre «a settembre il Parlamento avrà ben altro da fare: accelerare sulla liberalizzazione dei servizi pubblici locali». Sulla stessa lunghezza d’onda Massimo Donadi (Idv). «No a nuova spese, sì a una progressiva riduzione delle tasse», ha osservato aggiungendo che «è venuto il momento per un nuovo patto tra Stato e contribuente. Dall’opposizione è Benedetto Della Vedova (Fi) a far notare che «quella di Visco è una finta, un grande bluff» perché «si sottostimano le entrate aumentando il carico fiscale e si impiega il maggior gettito per coprire le spese che si volevano tagliare in precedenza». Il Dpef, aggiunge, «prevede oltre 20 miliardi di spese che vanno coperte e quindi non c’è discussione». Tutto questo, conclude Della Vedova, conferma il governo Prodi come «esecutivo del “tassa e spendi”, mentre dal nostro punto di vista la vera emergenza è la riduzione delle aliquote per imprese e famiglie». Analoga la valutazione di Isabella Bertolini (Fi): «Il tesoretto non c’è già più: è stato mangiato da una vorace spesa pubblica».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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