Tifavo per l’Inter, ora mi fa sognare solo il Manchester

Tifavo per l’Inter,  ora mi fa sognare  solo il Manchester

Il piccolo Filippo ha le sue ragioni. Cambiare bandiera calcistica, così su i due piedi, per qualche risultato storto della propria squadra del cuore, è una cosa che non si fa. Altrimenti, si rischia di fare come tanti che, a seconda della convenienza, salgono velocemente sul carro dei vincitori e altrettanto rapidamente sono pronti a pugnalarti non appena ti giri. L’importante, però, è che Filippo non faccia di questa ovvietà una rigida regola di vita perché davanti al verificarsi di certi fatti che si ritengono importanti, si può arrivare a cambiare idea perfino nel calcio. E’ successo anche a me, anche se, ad onor del vero, non ho cambiato squadra ma campionato. Schifato dal marcio emerso durante Calciopoli, ho smesso di seguire la Serie A e mi sono buttato sulla Premier inglese. Dopo che il famoso scandalo ha scoperchiato ciò che tutti gli sportivi italiani sanno, mi sono sentito tradito (per non dire preso in giro) dal sistema e ho detto basta. Così, ho fatto il grande passo e ora, da qualche anno, vivo letteralmente per il Manchester United, squadra che ho sempre amato fin dalla gioventù ma che ora è diventata un’ossessione come, purtroppo, sa anche mia moglie; l’Italia e le sue beghe sono un lontano ricordo, così come la tua Inter che ho seguito per anni e per la quale nutro ora solo un semplice affetto. A coloro che mi chiedono conto del grande passo, ho sempre spiegato che tutti abbiamo il sacrosanto diritto di cambiare idea, nelle piccole come nelle grandi cose; guai se non fosse così. Io non la penso come Montanelli che sosteneva, durante un famoso fondo pubblicato su questo quotidiano che, a volte, nella vita, occorra turarsi il naso. No, non esistono compromessi. Se un progetto, un ideale o un sentimento vengono meno, è giusto che uno abbia il diritto di modificare idea. Nella politica, nell’amore e, perché no, anche nel calcio. E per farlo, sia chiaro, ci vuole coraggio.

Del resto, col passare degli anni, si modifica anche il nostro modo di essere e pensare.

Se il compagno della tua vita non si rivela più quel principe azzurro che era quando l’hai sposato, perché tirare per i capelli un rapporto che non esiste più solo perché «altrimenti chissà cosa dirà la gente»? Se il partito politico che hai sempre sostenuto tradisce i tuoi ideali, perché votarlo «così non vincono gli altri»? Perché se uno che ha vissuto senza l’ombra di Dio decide, magari in punto di morte, di avvicinarsi alla fede, viene visto come un opportunista? Il filosofo Joubert sosteneva che «coloro che non cambiano mai le proprie opinioni si amano più di quanto amino la verità». Sarebbe bello che Filippo facesse sue, da grande, queste sacrosante e coraggiose parole.

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