di Marcello Chirico
Calma e sangue freddo. Evitiamo, per favore, le facili esaltazioni sotto la canicola agostana. Ricordo solo, ai lettori juventini, cosa cantavamo qualche annetto fa, proprio di questi tempi, ai tifosi del Biscione: «Interista chiacchierone, sogna sotto l'ombrellone». Ecco, vorrei tanto fare a meno - tra qualche mese - di dover ascoltare un analogo ritornello canticchiato magari da qualche fan nerazzurro, perché la cosa mi disturberebbe assai.
A fare gli esagerati ora, seppur dopo ben 3 vittorie su 3 (mica poco!) inanellate in Peace Cup (che, faccio presente, non è la Champions League) si rischia poi di pagare pedaggio già a Natale. Per carità, vincere è sempre bello e farlo con uno squadrone come il Real ha sempre un godimento doppio, soprattutto contro «questo» Real (che mancava di Kakà, ma schierava in campo mister Pallone D'Oro Cristiano Ronaldo più Benzema), però se non ricordo male le merengues ce le siamo pappate pure lo scorso inverno, pure con Ranieri, e sappiamo bene poi com'è finita l'annata.
Quindi, gioiamo sì, ma con la massima compostezza pure in spiaggia, proprio come uno juventino sa fare per predisposizione naturale alla vittoria. È vero, la «vittoria», quella vera, con la V maiuscola, ci manca da troppo tempo - per un tifoso di Madama tre anni sono pari ad un'eternità - ma questo non ci autorizza ad abbandonarci a smodati tripudi sulla battigia e a sogni di mezza estate. La Peace Cup la voglio vincere solo ed esclusivamente per un unico motivo: il montepremi in palio. Qualcosa come due milioni di euro che, aggiunti magari ad un altro piccolo gruzzoletto (ce l'abbiamo vero, monsieur Blanc?) potrebbero servirci magari per acquistare un altro giocatore - possibilmente un altro difensore (se fosse un terzino sinistro sarebbe perfetto) - e accorciare ancora di più il gap con l'Inter. Con l'arrivo da buon ultimo di Càceres, in aggiunta al figliol prodigo Cannavaro e ai «crack» Felipao Melo e Diegol, la forbice si è accorciata di parecchio.
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