Radioline per informare i corridori in presa diretta, telemetria sulle ammiraglie: il ciclismo da anni è entrato nellera della tecnologia ma fatica a comunicare. La storia del ciclismo è piena zeppa di corridori che pensano di aver vinto ma così non è.
Storie già viste un infinità di volte: un corridore taglia per primo il traguardo, e poi ne arriva un altro ignaro e garrulo convinto di aver fatto altrettanto.
È successo laltro ieri a Tom Boonen alla Parigi-Nizza, è successo ieri a Bernhard Eisel alla Tirreno-Adriatico.
La corsa era già finita nelle mani del russo Alexander Arekeev (scattato a 13 km dal traguardo, ha colto il primo successo in carriera sul traguardo di Marsciano), e dopo 54 secondi è arrivato il grosso del gruppo che viene regolato dallignaro austriaco Eisel il quale festeggia come se avesse vinto lui.
Duecento e più chilometri alloscuro di tutto (Arekeev era scattato dopo un solo chilometro di corsa assieme a Contrini, Balani e Krauss), senza che nessuno dalla sua ammiraglia (scherzo del destino: la T-Mobile, il colosso tedesco delle telecomunicazioni...) gli comunicasse chi era al comando della corsa. Avranno trovato occupato?
Alla Parigi-Nizza (oggi 5° tappa, diretta dalle 15.15 su Eurosport) sono bastati invece tre chilometri per mutare il volto della classifica generale.
Alla Tirreno terza tappa, Marciano-Macerata (km 213), diretta su Rai Tre dalle 15.15.
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