TITOLI DI STATO

La prima opportunità riguarda i titoli di Stato italiani. La premessa, ovviamente, è essere convinti che l’Italia possa farcela e che quindi, passata la buriana di questi giorni, riuscirà a gettare le basi per una ripresa a medio termine. In questa circostanza acquistare un Bot annuale che rende il 3,8% netto, piuttosto che un Ctz scadenza settembre 2009 che offre il 4,6% netto o un Btp 1.8.2014 che sfiora il 5% annuo può essere una mossa più che adeguata in termini di rischio /rendimento. Meglio ancora, nel caso in cui si tema una fiammata dei prezzi al consumo, il Btp-i 15.9.2014 (il titolo del Tesoro legato all’inflazione) che ai prezzi attuali paga il 6,03% netto annuo per tre anni. Quali i rischi a cui si potrebbe andare incontro? Innanzitutto va considerata l’inevitabile oscillazione giornaliera dei prezzi: questi titoli, sebbene siano a breve scadenza, potrebbero quindi riservare forti perdite al risparmiatore nel caso decidesse di rivenderli prima della scadenza.

In ultimo, c’è il pericolo di un default dell’Italia con il conseguente taglio della quota capitale investita: se ci fosse un haircut come in Grecia, l’investitore potrebbe doversi accontentare alla scadenza di un capitale pari al 70% (o anche meno) del valore nominale.

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