Politica

Tom, lo «squaletto» della pay tv che snobba l’Italia

Molta birra, una passione per rugby e auto potenti, poche parole di italiano. È rimasto un neozelandese dai modi spicci, spedito dall’altra parte del mondo con una «mission» da cui dipendono diversi milioni di dollari, ma in un Paese in cui si sente ancora (dopo sette anni) uno straniero. È dal 2002, prima ancora che nascesse Sky, che Tom Mockridge rappresenta gli interessi dello Squalo in Italia. È lui, ex giornalista di 54 anni partito come praticante al Taranaki Daily News - un giornalino di New Plymouth in Nuova Zelanda –, il plenipotenziario italiano di News Corp, il colosso multimediale di Rupert Murdoch. È «Tom», come lo chiamano in azienda per rimarcare il suo stile informale, a muovere tutti i fili di Sky, dal suo ufficio interamente trasparente di Milano Santa Giulia, il quartier generale della pay tv in Italia.
All’inizio si era messo a studiare l’italiano ma poi ha vinto l’abitudine: le riunioni dei grandi capi di Sky si adattano alle preferenze linguistiche del boss, solo inglese tranne qualche parola di slang italiano che deve aver divertito Mockridge e che lui usa per demolire, con una sola battuta, le proposte. Molto più frequente però, come bocciatura senza appello del sottoposto, il sinonimo inglese: bullshit («cazzate»). A New York, nella casa madre, sono contenti del suo operato in Italia, un mercato da sempre considerato «difficile». Tanto contenti da averlo recentemente promosso capo assoluto del comparto tv del colosso di Murdoch in Europa. «Tom» è anche nel cda di BSkyB, la Sky britannica, e di Premiere, la pay tv in Germania. Una carriera proiettata verso i vertici dell’impero multimediale dello Squalo, che ha usato l’Italia come trampolino. Un Paese che però Mockridge considera molto lontano dai livelli di civiltà anglosassoni; è frequente che nei suoi colloqui privati si lasci andare a considerazioni molto dure sull’Italia. La politica italiana deve sembrargli un teatrino dell’assurdo fatto di inutili intrighi e di chiacchiere, anche se nel suo sterminato cv c’è un periodo come portavoce dell’ex ministro dell’Economia australiano (laburista) Paul Keating.
Viene descritto come un manager estremamente pragmatico, decisionista, molto accentratore, stakanovista, poco salottiero, «lo si vede spesso allo stadio ma non nei salotti che contano» scriveva nel 2004 il Sydney Morning Herald, per descrivere il difficile incontro tra Mockridge e la Roma dei politici cafonal. In effetti Tom ha sempre preferito abitare a Milano (prima stava in 400mq zona Magenta, ora si trasferito in un altro appartamento), anche se l’allora sindaco di Roma, Walter Veltroni, cercò sempre di farsi promettere che Sky avrebbe avuto il suo epicentro nella Capitale e non nel Nord. Non è stato così, perché la politica romana rimane cosa aliena per il manager neozelandese. Lo ricordano ancora con un brivido alcuni dei suoi uomini, che non riuscirono mai a convincerlo che il sindaco di Roma Veltroni (grande esponente dei Ds, già ministro dei Beni culturali etc...) non aveva lo stesso peso specifico del suo omologo a Milano. «Volete farmi incontrare il sindaco di Roma. Ma perché invece non il sindaco di Milano?», si sentirono rispondere. È sempre per questa inestirpabile diffidenza per la mentalità italiana che – ricordano alcuni - Sky finì col riformulare un contratto con la Siae, rimettendoci dei soldi. I vertici non erano convinti, raccontano, che certi pagamenti fossero obbligatori, che non fosse insomma l’ennesima furbata italiana, la trappola levantina per imbrogliare il ricco «turista» straniero.
Capitano d’azienda decisionista, anche quando tutti gli consigliano diversamente. È stata di Mockridge la decisione di ingaggiare a suon di milioni Fiorello per SkyUno, ingaggio che forse non ha portato i risultati sperati. Come altre iniziative poi smantellate. Dietro c’è la determinazione, che confina con l’ostinazione, dell’uomo di Murdoch in Italia. Ma è anche un manager - raccontano - dalle incredibili capacità di lavoro e di analisi, uno che nel giro di pochi minuti risponde a tutte le mail, che con una occhiata capisce dove sta la debolezza di un business plan (ha un Mba alla Deakin University, Australia), che è l’ultimo in azienda a spegnere il pc. Stakanovista facile alle lavate di capo per chi sbaglia. Il suo carattere però si addolcito da qualche tempo, tutto merito dell’amore. Separatosi dalla prima moglie (il trasporto in Italia dei suoi 4 gatti divenne un problema noto a tutti dentro Sky), il cattolico Mockridge si è sposato quest’anno (in chiesa) con una giovane italiana, di Brescia. Matrimonio sobrissimo, pochi invitati, nessun paparazzo, nessun clamore.

Perfetto stile New Zealand.

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