A Torino si leva un coro choc: «Se saltelli muore Balotelli»

IL CAPITANO Alex rileva Giovinco a inizio ripresa, però non incide e si fa ammonire. Inter a più 5

Torino La serata di Del Piero? No. Almeno non dall’inizio. Semmai, la sera in cui all’Olimpico di Torino - dove la Juve ha battuto 1-0 l’Udinese - sono tornati a sentirsi i cori idioti nei confronti di Balotelli. Questa volta, a differenza della scorsa primavera quando le venne anche squalificato il campo, la società bianconera si è dissociata facendo leggere al proprio speaker un messaggio (fischiato) in cui veniva condannato «ogni atto di razzismo» (i cori dell’Olimpico «se saltelli muore Balotelli» erano però solo da imbecilli). E il tecnico bianconero Ciro Ferrara ha chiesto che cessino gli insulti («il pubblico non ha diritto di offendere le persone»), precisando che quelli di ieri non erano di stampo razzistico.
«Sceglierò con la testa e non con il cuore», aveva dichiarato più volte Ferrara a proposito del suo capitano. Evidentemente ieri il tecnico ha privilegiato la prudenza scegliendo, almeno inizialmente, di non mandare in campo subito il suo numero dieci. Troppo rischioso, baby. Visto che si è entrati in un mese pieno di sette partite, visto che già Trezeguet ha dato appuntamento a tutti al 2010, visto che Iaquinta sarà (forse) di nuovo disponibile solo per il big match contro l’Inter del 5 dicembre, meglio usare cautela a chili: Giovinco dal primo minuto allora, con buona pace dello juventino per eccellenza, sedutosi in panchina come Sissoko, altro recuperato ma non al punto da essere mandato subito in battaglia. E comunque, con tutto il rispetto per il maliano, era Del Piero il più atteso: prima di ieri, i suoi unici minuti ufficiali della stagione risalivano al 27 settembre. Poi, quattro giorni dopo, la resa del capitano che pareva appena uscito da un problema muscolare e che invece precipitava in una diagnosi dal suono sinistro: «Distrazione di 1°/2° grado del muscolo lungo-adduttore di sinistra. Stop di 30/40 giorni». Saluti a tutti, lo sguardo triste e arrabbiato, il trentacinquesimo compleanno (9 novembre) vissuto però con la consapevolezza che il peggio fosse ormai dietro le spalle. Si è arrivati così a ieri: avversaria l’Udinese, guarda caso la squadra contro cui l’8 novembre 1998 Pinturicchio vide la sua carriera andare incontro a un brusco stop. Ginocchio sinistro in frantumi e mesi passati a rincorrere salute, fama e futuro.
Ieri pareva tutto apparecchiato per il rientro perfetto. Da titolare, appunto: sensazione che Del Piero non assapora dal 31 maggio scorso, ultima di campionato contro la Lazio, a Torino. Vittoria facile, doppietta di Iaquinta e Ferrara in mezzo trionfo per avere pilotato la Juve al secondo posto in campionato.
Siccome però gli anni di militanza comune non garantiscono il posto fisso a nessuno, ieri la Juve ha cominciato la sua rincorsa all’Inter ancora con Giovinco al posto di Del Piero. Per qualcuno potrebbe apparire una bestemmia, non per il (quasi sempre) sorridente Ciro: il quale ha mandato a scaldarsi il suo capitano appena dopo la mezzora, quando la Juve faticava non poco e l’Udinese, coperta nel suo 4-5-1, pareva avere imbrigliato le velleità dei padroni di casa. Fino a quel momento ci avevano provato Diego e Amauri, ma Handanovic era stato bravissimo in entrambe le circostanze. Il primo tempo si trascinava stancamente fino alla conclusione, la scossa avrebbe dovuta darla Del Piero: almeno questo prevedeva il copione. Invece, appena prima che il capitano e Sissoko entrassero in campo al posto degli inutili Giovinco e Felipe Melo, la Juve passava in vantaggio grazie a Grosso, che da due passi girava in rete un cross dalla destra di Caceres.

A quel punto la Signora riscopriva l’amato e conosciutissimo 4-4-2, Del Piero faceva il Del Piero (ovvero la seconda punta), Diego si travestiva da Nedved (largo a sinistra) e Sissoko menava fendenti in mezzo al campo al fianco di Poulsen. Un paio di duetti tra i due numeri dieci bianconeri scaldavano il pubblico, Floro Flores e Zapata spaventavano Buffon ma nulla più cambiava. Serata perfetta: non fosse per quei cori.

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