Rieccolo, come diceva Montanelli di Fanfani. Per statura non ci siamo, per numero di ritorni sì. Abbondantemente. Domani sera Gianni Morandi rispunterà dal video per un altro appuntamento, lennesimo dei suoi rientri televisivi. Un trionfo annunciato, visto che la passione per il ragazzo di Monghidoro, sessantacinque anni tra un mese, si tramanda da generazioni, coinvolgendo nonni, genitori, figli e nipoti. Cantante, calciatore, showman, Morandi non si è fatto mancare niente nel mondo dellintrattenimento. I più giovani non lo ricordano o forse proprio lo ignorano, ma quello spilungone con qualche ruga in più e la capigliatura riverniciata, ha fatto anche lattore in un passato lontano.
Oggigiorno recita, o almeno ci prova, chiunque: reduci del Grande Fratello, naufraghi dellIsola dei Famosi, sopravvissuti delle fiction, studenti alluscita di scuola, neanche un giorno, anzi nemmeno unora di dizione. Ma allora, anni Sessanta, erano davvero pochi i reclutamenti al di fuori di Cinecittà. Insomma, non bastava la comparsata in uno sceneggiato, sì lantenato delle fiction, per diventare protagonista di un film. No, cera bisogno di una popolarità travolgente, meglio se certificata da milioni di dischi venduti. Insomma, roba da Gianni Morandi. Oggi forse Federico Moccia non lavrebbe ingaggiato per un suo film: troppo marcata linflessione bolognese in un mondo che riconosce come lingua ufficiale il romanesco.
In ginocchio da te, Non son degno di te, Mi vedrai tornare, Chimera: dal titolo di un brano da hit parade arrivava puntuale il film omonimo. La trama buttata giù, a essere esagerati, in mezzora, lambientazione ostinatamente militare, la regia del musicarelliere dorigine controllata Ettore Maria Fizzarotti. In breve, Morandi, che nella finzione mantiene il nome di battesimo modificando solo il cognome (ora Traimonti, ora Raimondi), durante la naja si innamora della figlia del colonnello (ruoli di pertinenza rispettivamente di Laura Efrikian e Nino Taranto), poi prende una sbandata per una maliarda di passaggio, e alla fine dopo aver intonato una decina di canzoni, torna pentito allovile.
Incredibilmente, nonostante le sceneggiature non proprio da Oscar, facevano puntuali sfracelli al botteghino, specie nelle terze visioni coi sedili di legno, grazie agli autentici militari in divisa che durante la libera uscita andavano a fare il tifo per il più famoso collega, limonando alla grande nelle ultime file. Oggi queste operine non tirerebbero più, un po per larcaico bianco e nero, che ci faceva credere sulla fiducia al grigioverde di Morandi, un po per limpossibilità di reperire un giovane cantante di gran nome disposto a ereditarne i personaggi da operetta. O riuscite forse a immaginare Tiziano Ferro che bussa alla porta di Michele Placido per chiedere la mano di Laura Chiatti?
Tra parentesi, il Morandi attore si è cimentato anche con Pietro Germi e, come viene rivelato qui accanto, addirittura Marco Bellocchio gli aveva proposto un ruolo importante in un suo film.
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