È suonata la campanella e allora arieccoci con la musica di sempre: la cartella, oggi zaino, è pesante, fa ancora un caldo boia, voglia di mare, di campagna, di montagna, di ozio, di roba diversa da quella lì, in fila, appello, silenzio, si studia. Perché settembre e non ottobre come una volta? I libri di testo sono cari, il diario non è più uno scrigno segreto ma è diventato un centro di gravitazione permanente, le ore di lezione scoordinate, l’intervallo troppo breve, le focaccine sono mollissime e care come il fuoco, i tagli previsti dal ministro una sciagura nazionale, il personale è demotivato, gli insegnanti sono sottopagati, i programmi di storia e italiano non sono adeguati, il latino è lingua morta, il greco nemmeno vissuta, trigonometria non garberebbe nemmeno ad Harry Potter.
Ma sono davanti a noi, a loro, come un plotone con i fucili carichi.
Ogni stagione ha il suo tormentone. Chiusi gli ombrelloni, con il corredo delle temperature «torride» (se c’è una cosa che non è torrida, cioè secca, è l’aria umidiccia nostrana ma tant’è, l’estate è torrida come l’eco è vasta e il cordoglio profondo e voltiamo pagina), superata la prova costume, affrontiamo quella dello spezzato classico e del tailleur, ora ci risiamo con la storia di sempre, di ieri, di oggi e di domani. La scuola si porta appresso problemi (diconsi problematiche fa più fine, come motivazioni e non più motivi) previsti e prevedibili, ma non ne possiamo fare a meno.
Ci sono i buoni propositi degli studenti, c’è il dramma del primo giorno per gli scolari «primini» con il grembiulino, senza fiocco, ormai blu per entrambi i sessi, abolito il candore del bianco che logorava le lavatrici, non si fa differenza con il bucato e tra i banchi, ci sono gli annunci ottimistici del ministro, ci sono i fermenti sindacali e piazzaioli dei docenti precari e dei discenti delle medie superiori, ci sono quaderni appena stampati e libri che profumano di tipografia, c’è la curiosità, per i ripetenti, di scoprire in che sezione ti hanno traslocato, c’è la voglia di rivedere i compagni di classe messi da parte tra spiaggia e happy hour, per poter raccontare loro vizi e misfatti di un’estate violenta. Insomma come arco costituzionale di luoghi comuni siamo a posto da qui alla prossima collezione primavera-estate.
Ma come siamo messi con il calendario delle festività post manovra? Tutti i santi sono stati protetti? I ponti di vacanza, allegati al martire succitato, non hanno subìto demolizioni? Per il momento la situazione resta sotto controllo, i muri degli edifici, molti del ventennio, sono stati rilavati, ridipinti pronti per l’uso dei creativi, detti writers, non si parla ancora di
autogestione, l’aria è fresca e dunque meglio gestire l’auto in attesa dell’autunno caldo. Ecco, il primo giorno è andato, tra sorrisi, promesse, premesse. Non è stato ancora annunciato il primo sciopero. Parliamone. Alla prossima.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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