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Torna la voglia di fede, tutti a scuola di Bibbia

Tramontato il new age, sepolte tutte le forme di controcultura spirituale, passate di moda teosofia, antroposofia e profezie varie, i milanesi stanno tornando all’origine. A quel «In principio fu il verbo». «C’è fame e sete di Bibbia in città», dice monsignor Luigi Nason, incaricato per l’Apostolato biblico della diocesi. I numeri non sono di poco conto: 1.600 iscritti alla facoltà di Scienze religiose e 12mila persone iscritte a oltre centro Gruppi di ascolto della Parola e alla Scuola biblica che si riuniscono la sera per confrontarsi sulle sacre Scritture. Un fenomeno spesso sottotraccia, ma che attraversa l’intera diocesi. Così, superate le mode del benessere spirituale un tot all’ora, «nella città sempre più luogo di lavoro e dell’economia, torna a risuonare la parola di Dio», commenta monsignor Nason. I corsi della scuola Biblica si svolgono in un orario serale (dalle 19 alle 20.45) per consentire la frequenza ai laici che lavorano.
«Lo scopo - spiega il monsignore - è quello di portare il cristiano a una conoscenza della Bibbia che gli permetta di approfondire la sua fede imparando a muoversi nel mondo delle Scritture. Molti cercano di entrare in questo mondo biblico e scoprono che senza una mappa, un orientamento, una presentazione, ci si perde se non si impara a capirne i diversi linguaggi». E allora ai corsi c’è la catechista, ma anche persone che non insegnano religione, come l’avvocato che una volta la settimana, uscito dal suo studio, dedica un paio d’ore allo studio delle sacre Scritture. Ci sono giovani, ma anche professori universitari. Perché se è vero che la scuola è di livello accademico (dopo il triennio c’è la possibilità per chi lo desiderasse di sostenere gli esami presso l’Istituto superiore di scienze religiose), è anche vero che la ricerca delle risposte ai grandi problemi dell’esistenza è trasversale.
Quest’anno la prima parte del corso (che ha riscosso un vero e proprio boom di adesioni) è dedicata alla lettura di undici capitoli della Genesi, là dove «si trovano le risposte sul senso della propria vita, su ciò a cui tende, sul perché del male, della sofferenza e della morte». Ma c’è anche chi fa il salto di qualità e si iscrive alla facoltà di Teologia. Gli studenti iscritti all’Istituto superiore di scienze religiose sono in tutto 1.200, di questi oltre 400 hanno frequentato corsi di aggiornamento. L’anno scorso gli alunni del primo anno erano un’ottantina, più 30/40 uditori. «E il numero è sempre in crescita», dice monsignor Claudio Stercal, preside dell’Istituto. «I corsi più frequentati sono quelli biblici - spiega il preside - ma questo non stupisce perché esprime la ricerca di un fondamento. E poi la Bibbia ha sempre un certo fascino dal momento che tocca anche temi esistenziali: c’è interesse da parte dell’insegnante, ma anche del non credente, perché l’approccio alle Scritture è sempre ricco di contenuti, meno dogmatico e più esistenziale, che offre agli studenti anche l’occasione per riflettere sulla propria condizione personale». Ma qual è il profilo degli iscritti all’Istituto di scienze religiose? «Rispetto alla Facoltà teologica abbiamo un pubblico più vario - risponde Stercal -: diplomati, insegnanti, professionisti e pensionati.

La prevalenza è di studenti che si preparano all’insegnamento della religione, poi ci sono anche uditori ai singoli corsi, diaconi e chi frequenta esclusivamente per interesse personale».

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