Più passa il tempo più sembra un ragazzino in fregola, curioso del mondo e impegnato in mille avventure. Lucio Dalla una ne fa e cento ne pensa ma poi - a differenza degli altri -, oltre a pensarle, le tira fuori dal suo cappello (anzi dal suo zucchetto) magico. La sua Tosca oramai è un classico (riparte il 12 dagli Arcimboldi di Milano), oggi presenta la sua nuova, bellissima raccolta di ballate Angoli nel cielo, in gennaio sarà mattatore di uno show in dodici puntate su Sky e l’anno prossimo curerà la colonna sonora di un film di Mickey Rourke. Qualcuno dice che Lucio Dalla si veste sempre di vita. «Meravigliosa definizione - ribatte ridacchiando -, la vita è bella e merita di essere vissuta in ogni momento; la felicità si gode meglio se si sperimenta il dolore, questo è il messaggio del nuovo disco».
Come è nato l’album?
«In barca, dove ho il mio studio di registrazione. Navigando ho scritto le musiche, che mi vengono sempre naturali. I testi mi preoccupavano un po’, perché litigo sempre con la metrica, ma stavolta sono venuti fuori con una scorrevolezza incredibile».
Come mai questo stato di grazia?
«Io non ho mai programmato nulla. Ho avuto dei regali enormi dal cielo, dalla vita, dalla gente, si può dire che sono un transfert; oppure una canna al vento che assorbe tutto ciò che ascolta, da Keith Jarrett a Mozart, senza piegarsi».
Il segreto del nuovo cd?
«Tornare alla semplicità. Scrivere melodie leggere ma non commerciali. Mi diverto a cantarle, per ora abbandono il canto sperimentale, lo riservo ai miei concerti jazz e a Tosca».
Canzoni dirette ma con testi profondi.
«Da comunicatore cerco di far arrivare il mio messaggio al pubblico. Broadway è una denuncia di tutti gli stereotipi che ci condizionano la vita; una volta sarebbe stata una canzone di protesta, Angoli nel cielo vuol dare speranza a chi l’ha smarrita. In Controvento e Vorrei sapere chi è gioco a fare il guru e a esprimere la mia spiritualità».
Spiritualità che per lei è fondamentale?
«La fede è fondamentale. La fede mi diverte mentre mi annoia andare in chiesa. Io non vivrei senza fede: in Dio, nell’arte, nella gente. La fede è svegliarsi alla mattina aspettando che spunti un filo d’erba».
C’è un duetto con Peppe Servillo sulla vicenda dei rifiuti di Napoli.
«Servillo è un grande attore e sono felice di averlo scoperto come cantante; il nostro è un duetto irresistibile, tra rap e tarantella, che racconta con ironia un problema molto grave che ha assillato il nostro Paese».
Non ha paura del confronto coi suoi successi storici?
«No, anzi, è questo che mi stimola. In concerto se non canto 4 marzo 1943, Caruso, L’anno che verrà i fan mi ammazzano, e io a maggior ragione continuo a inserire in repertorio brani nuovi: non avrei mai il coraggio di vivere di rendita. Il mio è un cd non omologato, è per gente che non vuole ascoltare i soliti dieci successi trasmessi a ripetizione dalle radio».
Lei non si ferma mai: a gennaio avrà uno show su Sky. «Sono uno “skysta” convinto. Guardo il tg di Sky e sono un appassionato di film e un amante della mia libertà. Non amo la tv generalista, su Sky non ci sono i vari Ballarò e Porta a porta che saranno interessanti ma mettono angoscia e son tutti uguali. Non ho ancora firmato ma lo farò presto; mi hanno promesso uno spazio libero; in 12 puntate inventerò una location in cui posso parlare, cantare, suonare, insomma non esibirmi ma essere».
Però alla tv generalista ci andrà.
«Ci sono comunque programmi interessanti. Andrò a trovare dei cari amici, sabato sarò ospite a Che tempo che fa di Fabio Fazio e il 22 andrò allo show di Gianni Morandi».
E della colonna sonora del film di Mickey Rourke cosa può dirci?
«È una storia divertente. Mickey Rourke, un personaggio affascinante, e io diventammo amici dieci anni fa. Era il periodo in cui faceva la boxe e prendeva un sacco di pugni.
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