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Toro: corrida infinita Giovannone assediato Due carabinieri feriti

L’azionista ciociaro fa saltare ancora la trattativa: «Il Torino è mio». Ma Cairo ribatte: «E io non mollo»

Alessandro Parini

da Torino

La trattativa che doveva portare l’editore Urbano Cairo alla proprietà e alla presidenza del nuovo Torino non ha visto gli sviluppi auspicati dai tifosi e dal sindaco Chiamparino. Nodo cruciale è sempre l’imprenditore ciociaro Luca Giovannone: è infatti in possesso di una scrittura privata che gli garantisce la proprietà del 51% delle quote societarie e ha fatto clamorosamente retromarcia nella notte tra mercoledì e giovedì dopo aver dato la propria disponibilità, con un impegno scritto, a diventare socio di minoranza in una società con Cairo presidente.
Si è vissuta un’altra giornata di tensione, insomma, conclusa con scontri davanti al Comune e una dozzina di agenti feriti. Fin dalle 12 l’atmosfera è stata tutt’altro che serena: Marengo e Rodda, i due artefici del lodo Petrucci «colpevoli» di avere coinvolto Giovannone nell’avventura, erano stati infatti oggetto di contestazioni, con tanto di calci e sputi. Di lì, il trasferimento allo studio del notaio Marocco per dare il via all’assemblea dei soci, incaricata di ratificare il passaggio da srl a spa e al versamento del capitale (5,1 milioni di euro): immediata sospensione e rinvio alle 12 odierne.
Tempo un’ora e si spargeva la voce che Giovannone si trovasse a Moncalieri, nell’albergo «Il Campanile». Trasferimento in massa e, alle 15, il raid all’interno della struttura da parte di una cinquantina di ultras: un paio di piani distrutti, quattro carabinieri feriti ma di Giovannone nessuna traccia. A farne le spese, oltre ai militari, la Mercedes di Luca Padovano, ds del Toro di Giovannone: gomme tagliate, righe di ogni genere, calci e via di questo passo. In attesa del prefetto e del sindaco, mille voci: da quella che temeva che il Toro potesse scomparire nel caso in cui la capitalizzazione non fosse avvenuta entro la serata, a quella secondo cui sarebbe stato ordito un complotto ai piani alti per consentire al Napoli di tornare in B e alla Juve di diventare proprietaria dello stadio Comunale. In prima serata, dopo che Giovannone aveva accettato di ricevere un rappresentante dei tifosi affermando che lui il Toro non l’avrebbe venduto («i giochi di prestigio non li faccio io: mi hanno offerto il nulla, a queste condizioni non ci sto. Il Toro è mio e me lo tengo»), le puntualizzazioni del sindaco e di Cairo. Chiamparino: «Non c’è alcuna possibilità che il Toro sparisca. Il Comune è garante del lodo Petrucci e ha fatto in modo che una sponsorizzazione importante (1,8 milioni da parte dell’azienda delle acque municipalizzate, ndr) permettesse alla società di iscriversi alla B: Giovannone non è una persona trasparente, ma non credo abbia interesse a cancellare la società. Lo stadio? Il Comune ne è diventato proprietario e l’idea è sempre quella: uno stadio per squadra, la Juve ha già il Delle Alpi». Cairo: «Quel signore mi dica ciò che vuole, io non mollo. Finora ha investito 180mila euro: quanto vuole per farsi da parte? Parliamone. Le trattative si fanno così, confrontandosi. Invece, lui mercoledì sera si era detto disposto a diventare minoranza accettando la mia offerta (l’1,8% delle quote: partecipazione agli utili, non condivisione delle perdite, ndr) e poi ha cambiato idea nonostante avesse firmato un accordo davanti al sindaco. Dica cosa vuole, una volta per tutte».
Oggi, altra puntata con l’Assemblea dei soci: se delibererà il passaggio da srl a spa, Giovannone avrà tempo fino a martedì per versare i 5 milioni di capitale sociale. Se non lo farà, il Comune interverrà presso la Federazione ritenendo, parole di Chiamparino, «che il Lodo stia evaporando e, pertanto, adoperandoci affinché la società possa avere un nuovo proprietario». Nel caso in cui invece l’Assemblea non deliberasse e non ci fosse l’aumento di capitale - e fatti sempre salvi ulteriori cavilli -, si creerebbe una sorta di «vuoto» che permetterebbe agli stessi soci di ritenere decaduto Giovannone. In quel caso, Cairo avrebbe via libera.

Forse.

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