Marcello Di Dio
nostro inviato a Donetsk
Sullaereo che conduce la Roma nella grigia e fredda Donetsk (non cè la neve, ma la temperatura rimane sotto lo zero), Francesco Totti sorride e scherza con i compagni. Qualcuno legge la sua intervista al settimanale Chi nel quale rivela un dettaglio «pepato» legato alla sua prima volta a dodici anni. Ma la «stoccata» di Michel Platini proprio non se laspettava. «Se non va in Nazionale deve essere punito», la provocazione di Le Roi. «Una caduta di stile, grandi personaggi non devono cambiare opinione a seconda delle situazioni e soprattutto parlare di problematiche che non conoscono», la replica piccata del capitano della Roma. Difeso da due ex romanisti, Falcao («anche Pelè nel 70 rifiutò la chiamata del Brasile») e Boniek, ma non dal presidente della Lega Antonio Matarrese. «Sono daccordo con Platini, non è piacevole quello che sta accadendo, un giocatore deve rispondere alle convocazioni della Nazionale. Non so quale sia il problema che blocca Totti, ma se posso fare qualcosa per sbloccare la situazione tra lui e il ct, lo farò volentieri». Il numero dieci giallorosso ne ha abbastanza di questa storia. Vuole pensare alla Roma, al campionato, alla Champions League che resta «il sogno» della sua carriera, al decimo gol europeo da segnare magari stasera allo Shakhtar per centrare lobiettivo ottavi di finale mai conquistato dal club di Trigoria. Con Donadoni ha già parlato, ha già chiarito, in presenza di altre persone: in questa stagione non tornerà a vestire la maglia della Nazionale. «Non vedo perché altre persone debbano mettere il naso in questa faccenda», commenta Spalletti. Se Totti è arrabbiato, il tecnico giallorosso lo è anche di più a causa di quel saluto ai catanesi dopo la goleada di domenica. «Non mi sono piaciute le offese gratuite del presidente del Catania la risposta di un seccato Spalletti -. Ho salutato sempre gli avversari al termine di ogni partita, vorrà dire che ora non saluterò più nessuno. Detto questo, non voglio più parlare dellargomento».
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