Per molte ragioni Papa Benedetto XVI è degno di lode e di ammirazione. E per molte ragioni egli si trova al centro di contraddizioni che anche la fede più integra non può eludere. Daltra parte lintegrità storica della Chiesa, nel difficile rapporto con la civiltà moderna, fu messa in discussione dal Concilio Vaticano II. E, da allora, molte certezze vacillano, a partire dalla lingua unitaria. Infatti la dismissione del latino ha letteralmente rappresentato una Babele delle lingue, unesaltazione di identità separate con il pretestuoso obiettivo di avvicinare le parole della Chiesa ai fedeli. Dopo tanti anni di confusione, anche su questo punto è proprio il Papa e non un teologo conservatore a indicare uninterpretazione autentica. Per quanto riguarda il latino è proprio Ratzinger a scrivere che il suo uso avrebbe dovuto essere conservato di regola, come di fatto non è avvenuto. Le riflessioni del Papa, che ora non possono essere considerate opinioni ma orientamenti dottrinali, sono contenute in un libretto dal titolo eloquente: Rivolti al Signore del sacerdote Uwe Michael Lang, cui il Papa scrisse una prefazione nel 1983. Già il titolo evoca il tema principale: la posizione dellaltare rispetto ai fedeli.
Prima della riforma, così come fu durante la mia infanzia e la mia adolescenza, laltare era sul fondo della chiesa, verso labside e il sacerdote celebrava voltando costantemente le spalle ai fedeli. Era una tradizione e posizione durata quasi duemila anni. Il sacerdote celebrava in latino, volgendo le spalle al popolo, tranne che al momento dellomelia e della distribuzione dellostia ai fedeli. A partire dal 1965, per favorire il rapporto del sacerdote con i fedeli, laltare viene staccato dalla parete e la messa viene recitata in italiano dal sacerdote che guarda i fedeli. Un rapporto diretto, che privilegia gli uomini allo stesso Dio. Quella che fu una posizione critica del cardinale Ratzinger diventa adesso una indicazione liturgica, difficilmente eludibile. Lang scrive: «Il clima intellettuale e spirituale appare favorevole a una reintroduzione dellorientamento sacro nella cristianità». Che, come si sa, è verso Est, verso Oriente, come luogo dellorigine della luce, come ricorda anche Dante nel Canto del Paradiso dedicato a San Francesco.
A sua volta Ratzinger ribalta i facili argomenti di chi riteneva troppo lontano dal popolo il sacerdote che celebra di spalle: in verità egli non è separato dai fedeli, ma «si volta nella loro stessa direzione, verso Dio». La proposta di Lang condivisa da Ratzinger è che il sacerdote e i fedeli siano di fronte durante i riti introduttivi, la liturgia della Parola, parte dei riti della Comunione e il rito conclusivo e che invece si torni alla medesima direzione di preghiera per la liturgia dellEucarestia in senso stretto, che quindi tutti, prete compreso, guardino a Oriente. Occorre che nella parte sostanziale della Messa il dialogo sia fra il sacerdote e Dio. La celebrazione della Messa è «preghiera al Padre mediante Cristo. Questa teologia deve poter essere visibile», indica la Congregazione per il Culto Divino. E dunque il celebrante, quando si rivolge a Dio, dà le spalle al popolo. Se rispetto alla più alta rappresentazione simbolica del rapporto fra Dio e luomo che è costituita dalla Messa, si cercano scorciatoie per compromettere la dimensione mistica del rapporto con lAssoluto certamente si rischia di togliere aura e spiritualità a quel momento altissimo che si configura come un rito tanto più intenso quanto immutato nei secoli. In un libro di Elias Canetti, Massa e potere, il punto più alto dellautorità e il simbolo del potere assoluto coincidono con la figura che è meno esposta al rischio dellaggressione comè luomo inerme che sta disteso, poggiando molti punti del corpo al suolo o comè luomo seduto impedito e rallentato nei movimenti. Canetti identifica la più alta espressione del potere nella figura del direttore dorchestra che produce musica sublime stando in alto su un podio, con lorchestra ai suoi piedi e voltando le spalle al pubblico. Nessuno ha mai pensato, se non nel momento del saluto iniziale e degli applausi, di ribaltare la posizione del direttore dorchestra! E invece in questi ultimi quarantanni abbiamo assistito a qualunque sfregio: urlatori e suonatori di chitarre per accompagnare la celebrazione della Messa invece che la musica lontana dellorgano, ammiccamenti di ogni specie e insostenibili mutilazioni alle strutture interne delle chiese, smontando altari, chiamando scultori dalle fantasie perverse a inventare nuove mense, distruggendo lintegrità delle chiese.
Anche per questo va resa lode a Papa Benedetto XVI. Perché, egli ritornando alla tradizione allinizio di questo millennio, interrompa lo scempio che ha devastato centinaia di chiese, dal Duomo di Padova alla Cattedrale di Pisa, con insensati smontaggi e rimontaggi dei bellissimi altari che dominavano absidi gotiche, rinascimentali e barocche. Continui smontaggi, imprevedibili deliri, balaustre abbattute con il pretesto di favorire il dialogo con i fedeli riducendo le distanze. Ma Dio è distante. E, se è, non è vicino a noi ma dentro di noi. E quando è evocato dalla preghiera non occorre che il sacerdote si avvicini per farcene intendere la presenza.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.