A un certo punto del film, toppando il verbo, sospira «Vorrei che ci sei tu», e in sala scatta la risatina. Ma il destino di Daniela, panterata, stivalata e superstrizzata capotelefonista di Tutta la vita davanti, imboccherà alla fine una porta inattesa: folle e tragica. Tra le sorprese del film di Virzì c'è anche lei, la Ferillona. Era dal 1996, da Ferie d'agosto, dove incarnava l'arricchita e malinconica Marisa, che non giravano insieme. Due anni prima la nascita del sodalizio artistico era stata sancita da La bella vita, certo una delle prove più mature e intense dell'attrice fianese, lì nei panni della cassiera Mirella sposata con un operaio schiantato dalla cassa integrazione. «La Ferilli si presenta, ancora una volta, come la presenza più solida e luminosa nel panorama delle attrici italiane», sentenziò Mereghetti nel suo Dizionario. Poi, però, lei scelse di distaccarsi dal cinema (o fu viceversa?), per mutarsi in una smaltata icona femminile capace di saldare, pure discendendo dalle «maggiorate» anni Cinquanta, calendari nudi e impegno civile, lustrini sanremesi e fiction sulla Resistenza, pubblicità e legge 40, Totti e Veltroni. Del resto, Sabrina sa come risultare simpatica e genuina, neanche i ritocchi al viso ne hanno alterato l'immagine ruspante, di donna che dice pane al pane. Però, a parte un'incursione nei cinepanettoni con De Sica e una prova d'amicizia per Luciano Emmer, sembrava che davvero avesse chiuso col grande schermo. Finché Virzì, scrivendo il personaggio della sexy kapò che manda avanti il call-center a colpi di canzoncine motivazionali, gratifiche e punizioni, non ha ripensato a lei. «C'eravamo semplicemente persi un po' di vista dopo Ferie d'agosto. A un certo punto lei ha preferito trasformarsi in icona televisiva e popolare. Ma resta un'attrice di talento, piena di risorse, fisicamente perfetta per quel ruolo», confessò al Giornale il regista livornese. In realtà, fu qualcosa di più di un perdersi di vista, essendosi legata la Ferilli a un cliché divistico, vagamente alla Loren, non facile da riplasmare al cinema.
Dodici anni dopo il piccolo miracolo. Quando, specchiandosi prima di avviarsi all'incontro cruciale con l'amante, Daniela scandisce «Sei ancora un gran pezzo di fi... Te lo dico io!», è una Ferilli all'ennesima potenza quella che si impadronisce della scena: burina e gelosa, vulnerabile e vendicativa, fregata, come le sue docili ragazze, dal meccanismo impietoso della vita-azienda.
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