Il traguardo dei grattacieli che pendono

Finalmente. Finalmente da Palazzo Marino è arrivato il sì definitivo al progetto Citylife e ai tre grattacieli "storti" firmati da Daniel Libeskind, Zaha Hadid e Arata Isozaki, tre star dell'architettura contemporanea. Finalmente, perché con questi tre edifici anche Milano si mette al passo con le grandi capitali europee dove il vecchio convive tranquillamente con il nuovo.
Inascoltate, per fortuna, le proteste di Silvio Berlusconi che voleva "raddrizzare" i tre grattacieli, il progetto non avrà comunque vita facile: molti residenti della zona annunciano nuovi ricorsi al Tar. Eppure è stata aumentata, rispetto al progetto iniziale, l'area verde; eppure sono stati abbassati, come chiesto dai residenti, alcuni edifici che sorgeranno attorno ai tre grattacieli; eppure arriverà qui la linea cinque della metropolitana che abbatterà del 45 per cento il traffico privato; eppure è stata più che dimezzata l'area del parcheggio per incentivare l'uso dei mezzi pubblici.
Ma di che cosa hanno paura i residenti? Vogliono una Milano immobile, sempre uguale? Questo progetto e quello nell'area delle ex Varesine, cambieranno il volto della nostra città, la renderanno moderna e, ne sono sicuro, più bella.

Gli italiani fanno la fila per andare a vedere il museo Guggenheim di Bilbao, disegnato da un'altra archistar, Frank Gehry, ma guai a fare altrettanto in casa nostra. Certo i lavori porteranno molti disagi a chi abita nella zona ma non si può pretendere che le "cose" nuove si facciano sempre davanti alle case degli altri. Ogni tanto capita che si facciano anche davanti alle nostre.

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