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Trapianti di midollo infetti Muore una donna contagiata

Indagano i Nas: sono almeno tre i pazienti colpiti da epatite al San Giovanni di Roma Ma potrebbero essercene altri: l’ospedale distribuisce staminali ad altri nosocomi romani

da Roma

Una donna morta dopo il trapianto di midollo osseo e due pazienti contagiati da epatite B. La capitale ieri è piombata nuovamente nel girone infernale delle infezioni ospedaliere. Teatro dell’ennesimo episodio di sanità malata è l’ospedale San Giovanni, che da poche ore si trova al centro di un’indagine della magistratura.
La Procura vuole far luce sul decesso di una paziente, avvenuto sei giorni fa all’interno del reparto di Malattie Infettive del Policlinico Umberto I, dove la donna era stata ricoverata in terapia intensiva. La cinquantasettenne, originaria della provincia di Roma, ad agosto era stata sottoposta ad autotrapianto di midollo osseo nel reparto di ematologia dell’ospedale San Giovanni. Ed è qui che potrebbe aver contratto il virus che ha aggravato ancora di più le sue condizioni cliniche già compromesse, portandola probabilmente alla morte.
Il procuratore aggiunto Gianfranco Amendola ha affidato gli accertamenti al pm Clara De Cecilia ipotizzando il reato di omicidio colposo. Ma allo stato dei fatti non ci sarebbero nominativi nel registro degli indagati. I militari sono entrati in azione solo ieri mattina, sequestrando le cartelle cliniche dei contagiati oltre alla documentazione della sala operatoria dove si sono svolti gli interventi. In ospedale, però, è allarme. Questo, infatti, non è il primo caso di epatite B. Altri due pazienti, un uomo e una donna, sottoposti a febbraio ad autotrapianto sono stati bersagliati dallo stesso virus e vengono ora curati a domicilio dagli stessi medici della struttura.
Difficile allo stato dei fatti stabilire cosa abbia potuto causare l’infezione che ha colpito le tre persone. I malati potrebbero, infatti, aver contratto l’epatite B nel corso dell’intervento che viene effettuato in camere sterili oppure successivamente, attraverso le trasfusioni di sangue necessarie per ristabilizzare i valori del sangue.
Il timore più grave è che possa crescere il numero dei contagiati. Per scongiurare questo rischio i vertici dell’ospedale stanno effettuando controlli sui venti malati operati nel 2006 anno. Non è secondario, poi, il fatto che il San Giovanni è centro di riferimento per i trapianti: da qui partono le cellule staminali dirette agli altri nosocomi della capitale. Proprio per questo la direzione sanitaria dell’azienda, in attesa di far luce sull’accaduto, ha disposto la sospensione degli autotrapianti nel reparto di Ematologia e il blocco della consegna, alle strutture sanitarie che trattano pazienti in attesa di autotrapianto, delle cellule staminali criopreservate necessarie per questo tipo di interventi.
«Abbiamo comunque svolto esami su queste staminali - sottolinea Salvatore Passafaro, direttore sanitario dei presidi ospedalieri dell’azienda - e non abbiamo riscontrato alcun virus».

Il nosocomio ha attivato anche una commissione interna che sotto la supervisione dell’Istituto Superiore della Sanità tenterà di far chiarezza su quanto è avvenuto, in collaborazione con i Nas, che in questi giorni diventeranno una presenza costante al San Giovanni, almeno quanto i camici bianchi.

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