«Un trapianto di cornea ha cambiato la mia vita»

Nostro inviato ad Are
Patrick Staudacher, 190 cm per 94 chili, come Deborah Compagnoni ha una lunga frequentazione di ospedali ma, a differenza della valtellinese, ha un curriculum che in pratica è iniziato ieri, a quasi 27 anni, con il successo nel superG dei Mondiali in Svezia: «Sono nato slalomista e solo nel 2001 sono passato alla velocità, costretto dagli infortuni. Il primo risale ormai al '97 quando mi saltò il crociato del ginocchio destro. Da lì in poi è stato un continuo intervenire. Nel tempo le operazioni di rilievo sono state quattro... tutti traumi che poi ti condizionano e anche una caduta banale può crearti conseguenze importanti come una settimana fa al Passo San Pellegrino. Era caduto anche Simoncelli, con conseguenze più serie tanto da non essere qui e forse è per questo che il mio ginocchio gonfio come un melone è passato inosservato».
Capita di non fare notizia a tutti gli atleti di rincalzo, nella struttura federale ad esempio è nel gruppo 3. È la vita, la stessa che un giorno si spense in un donatore di organi rimasto sconosciuto: «Nel giugno 2005 ho subito il trapianto della cornea destra. Dall'età di 16 anni soffrivo di un cheratocono, sono andato avanti a lenti ma alla lunga non ci vedevo più bene e così alla fine ho deciso di operarmi. È successo a Bologna dove sono dovuto tornare due volte lo scorso dicembre: nel controllo mi avevano detto che si correva il rischio che la struttura si rompesse e cinque giorni dopo si è infatti rotta. Mi hanno tolto i punti, è fastidioso ma utile. Non so a chi apparteneva la cornea, per un po' ci ho pensato, però trovo che sia pure bello che si possano fare i trapianti per risolvere problemi di persone che non hanno più una vita normale. Porto le lenti e ho una vista di 9 decimi. Mi basta».
E la sua è una vita che si divide tra sci e musica, cosa per nulla rara nel circo bianco. «Suono la fisarmonica, ma il mio vero strumento è il basso elettrico nel mio gruppo di rock alternativo. Si chiama Stanton, siamo in cinque, abbiamo un sito, www.stantonmusic.it, e presto contiamo di incidere un cd. Il mio gruppo preferito? I Red Hot Chili Pepper. Io sono rock dentro e tranquillo fuori, lo ero anche in questi giorni.

Non ero certo tra i favoriti e questo mi ha permesso di fare quello che volevo». Immancabile la domanda bassa bassa: andresti per soldi sull'Isola dei famosi? «Non sono tipo per quelle trasmissioni e per soldi non si fa tutto».

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