«Trecentomila dollari per liberare Clementina»

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Fausto Biloslavo

Per liberare Clementina Cantoni i terroristi afghani che la tengono in ostaggio dal 16 maggio non vogliono solo uno scambio di prigionieri, ma un bel mucchio di soldi. All’inizio si parlava di un «rimborso spese» di 40mila dollari, che anche per un cialtrone come Timor Shah, il rapitore dell’italiana, era una somma troppo bassa. Poi l’attenzione si è focalizzata sulla richiesta principale, ovvero la liberazione della madre del bandito, probabilmente il fratello e altri soci della sua banda sotto custodia delle autorità afghane.
Chi aveva avuto a che fare con il rilascio dei tre funzionari dell’Onu rapiti a Kabul in ottobre aveva detto al Giornale: «Alla fine vorranno anche un bel po’ di soldi e bisognerà stare attenti pure ai mediatori, che cercheranno di fare la cresta e di intascarsi qualcosa». Due giorni fa, Saad Mosheni, il direttore di Tolo Tv, l’emittente privata afghana che ha mandato in onda il video su Clementina girato dai rapitori, aveva detto ai giornalisti italiani che il riscatto «è di 10 milioni di dollari», secondo fonti del ministero degli Interni afghano. I nostri diplomatici e i funzionari afghani si sono affrettati a smentire, ma va ricordato che Timor Shah aveva chiesto per la liberazione di un ostaggio afghano rapito lo scorso dicembre ben 5 milioni di dollari. La notizia è stata rivelata al Giornale da Abdul Rahim Zadran, il socio del sequestrato, che venne ucciso 24 ore dopo essere stato preso in ostaggio. Quindi non sarebbe così peregrina l’idea che il terrorista afghano valuti la vita di una straniera esattamente il doppio di quella di un suo connazionale.
Ieri il giornalista di Tolo Tv, Newob Momed, ha detto di essere stato chiamato al telefono proprio da Timor Shah, il quale «a volte telefona all’ambasciata italiana, altre al ministero degli Interni, poi contatta anche noi e le radio». «Per la liberazione di Clementina - ha aggiunto il giornalista - Shah ha chiesto circa 300mila dollari (15 milioni di dollari afghani). Somma che deve sborsare l’ambasciata italiana». Una richiesta più accettabile tenendo conto che all’incirca coincide con i 200mila dollari che Timor Shah sostiene gli siano stati ingiustamente sequestrati durante le retate della polizia afghana nella provincia di Logwar, sua zona di origine.
Clementina è in ostaggio da venti giorni, e il fattore tempo è fondamentale. Gli afghani sono abituati a un tipo di vita impossibile per qualsiasi occidentale. L’acqua che bevono a noi provoca paurose dissenterie. Un tecnico cinese che era detenuto nella zona di Logwar è stato nascosto in un cunicolo scavato sotto terra. I funzionari dell’Onu rapiti in ottobre a un certo punto non avevano più da mangiare, perché i carcerieri erano a corto di soldi.


Tutti problemi che sembrano inesistenti per Lutfullah Mashal, l’inossidabile portavoce del ministero degli Interni, il quale continua a ripetere come un disco rotto: «Clementina sta bene. Abbiamo ricevuto assicurazioni in tal senso poche ora fa. Siamo molto ottimisti».

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