Tremonti: "30 miliardi in tre anni per i conti"

Il ministro dell’Economia conferma il pareggio di bilancio nel 2011 come vuole la Ue. Le misure: il taglio dell'Ici, il taglio degli straordinari

Tremonti: "30 miliardi 
in tre anni per i conti"

Roma - Nella Sala Verde di Palazzo Chigi, Giulio Tremonti parla a Confindustria e sindacati. Ma negli occhi ha il profilo di Joacquin Almunia. Il suo intervento (nove pagine a spazio doppio) è tutto dedicato al commissario europeo agli Affari economici.

Il ministro dell’Economia tratteggia la politica economica che il governo intende seguire per la legislatura. Il quadro che offre è grave: «Nell’economia reale troviamo una crescita intorno allo zero». Ma già a pagina 2 annuncia: «In una logica di responsabilità repubblicana, è intenzione del nostro governo rispettare gli impegni assunti in Europa dall’Italia». Anche se l’assenza di crescita rischia di condizionare i saldi di bilancio.

Da qui, la conferma del profilo di pareggio di bilancio, indicato dal precedente governo. Fino al punto di citare (tra virgolette) un passaggio della Relazione unificata sull’Economia e la finanza pubblica (Ruf). «Nel complesso - dice Tremonti citando la Ruf - la politica di bilancio dovrà recuperare risorse per un ammontare che si stima fra i 20 ed i 30 miliardi nel triennio 2009-2011», così da raggiungere l’azzeramento del deficit come negoziato con Bruxelles. Cioè, a metà di questa legislatura.

E per essere più esplicito, il ministro sottolinea che gli impegni «assunti dall’Italia con l’Europa prenderanno da subito la forma organica di un piano triennale di stabilizzazione della nostra finanza pubblica». Il primo passo sarà la sostanziale anticipazione a prima dell’estate (per legge deve essere presentata in Parlamento entro il 30 settembre) di un pezzo di finanziaria.

Il Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef) sarà affiancato - annuncia Tremonti - da un «provvedimento legislativo... così da dare piena, organica e responsabile attuazione ai citati impegni europei». Per descrivere i contenuti del disegno di legge, il ministro ricorre ad Einaudi. Accenna all’esistenza di «margini» per «una imposizione aggiuntiva sui cosiddetti “guadagni da congiuntura”». E fra questi «margini» il ministro inserisce senz’altro i benefici dati dalla congiuntura al sistema bancario; ma - probabilmente - pensa anche a quelli alimentati dal cambio euro-dollaro, che finisce per agevolare i bilanci del settore petrolifero.
Insieme a questa «imposizione aggiuntiva sui “guadagni di congiuntura”», il ministro prevede che il provvedimento agganciato al Dpef possa contenere anche «una riduzione di eccessivi e negativamente simbolici meccanismi premiali», sul lato della spesa. In tal caso, al ministero dell’Economia potrebbero pensare a ridurre determinate agevolazioni, quali la Visco Sud.

Nel complesso, Tremonti ricorda che l’intero pacchetto di interventi all’ordine del giorno del consiglio dei ministri di oggi richiede una copertura finanziaria per 4 miliardi. Che verranno recuperati esclusivamente sul lato delle spese. «Nel decreto milleproroghe - ricorda - c’è una lenzuolata di maggiori spese pubbliche solo elettorali ed in Finanziaria sono previsti incrementi di spesa per oltre 10 miliardi». Come a dire, da qui il governo prenderà le risorse per non far mancare il flusso di finanziamenti ai Comuni, che dovranno rinunciare al gettito dell’Ici.

Alle parti sociali, Tremonti poi trasferisce una considerazione: «Nel tempo presente, i governi non hanno più il potere necessario per modellare la società o per fare parti importanti dell’economia. Ma, dentro questi limite - aggiunge - i governi hanno ancora il potere-dovere di attenuare alcune distorsioni».

Ed obbiettivo del governo - sottolinea - «è garantire la tenuta sociale a partire dall’attenuazione dell’impatto del carovita e dei mutui sulla casa».
Infine, ricorda che la lotta all’evasione potrà essere favorita dal federalismo fiscale; argomento che dovrà entrare nella prossima sessione di bilancio, insieme ad una nuova legge di bilancio.

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