Roma - Il governo si appresta a fare al più presto, subito dopo il via libera parlamentare alla manovra, «un tagliando» alle misure prese finora per favorire la crescita dell’economia italiana. Lo annuncia da Marsiglia Giulio Tremonti, al termine della riunione dei ministri finanziari del G7. Non sarà invece necessario un rafforzamento della manovra-bis, che domani approda nell’aula della Camera e su cui l’esecutivo porrà la questione di fiducia. Già mercoledì il decreto potrebbe essere definitivamente approvato dal Parlamento: un «sì» che, si spera, potrebbe contribuire ad allentare la tensione dei mercati sul debito italiano.
Nessuna modifica, dunque, nessun «rafforzamento» come qualcuno aveva ipotizzato, ad esempio sul tema delle pensioni. La manovra «va bene così, l’abbiamo tarata sulle richieste della Bce», conferma Silvio Berlusconi, che martedì incontrerà il presidenti della Commissione e del Consiglio Ue, Barroso e Van Rompuy. Per eventuali nuovi interventi è a disposizione la «legge di stabilità», ovvero la vecchia Finanziaria, che incomincia il suo cammino a fine mese: potrebbe essere questa la sede per riparlare di pensioni e di altri interventi, come i tagli alle indennità parlamentari. La Lega, che aveva presentato emendamenti in materia, li ha ritirati e li ripresenterà quando sarà esaminata la legge di stabilità. Non pochi, nel mondo politico, pensano che il provvedimento si trasformerà di fatto in un una «manovra-ter».
Da Marsiglia, Tremonti ricorda che la manovra attuale rappresenta «la fine dell’epoca della spesa in deficit. La prossima settimana, dopo aver affrontato il pareggio di bilancio, faremo un tagliando all’economia e ai provvedimenti per la crescita». Il ministro ricorda che in quattro mesi «abbiamo contato quaranta provvedimenti per lo sviluppo, dal credito d’imposta per la ricerca fino al provvedimento sugli stabilimenti turistici. Ora - aggiunge - serve un inventario per capire se hanno funzionato: se ci sono cose che non vanno le rafforzeremo; se ce ne sono da aggiungere le aggiungeremo; se vanno bene le comunicheremo meglio».
Il lavoro di monitoraggio coinvolgerà tutte le categorie produttive, le imprese e i sindacati. Una volta approvata la manovra, dovrebbero partire i tavoli di consultazione presentati il 4 agosto scorso alle parti sociali: si incomincia con le infrastrutture, il lavoro, la modernizzazione dell’Amministrazione pubblica, i servizi pubblici locali, le reti telematiche. Inoltre, il governo ha intenzione di consultare in proposito Bankitalia e le grandi organizzazioni economiche internazionali, dal Fmi all’Ocse, alla Commissione europea. La questione della crescita economica, anche come antidoto alla fibrillazione dei mercati finanziari, è stata riconosciuta assolutamente prioritaria alla riunione dei ministri finanziari del G7. L’andamento dei mercati dimostra, spiega ancora Tremonti, che «la crisi è stata gestita ma non superata, e molti Paesi cominciano ora a capire che sono stati fatti molti errori», ad esempio la mancata separazione fra attività di credito tradizionale e attività di investimento a rischio elevato.
Di crescita economica si è parlato anche al Quirinale, in un incontro fra il presidente Giorgio Napolitano e il governatore di Bankitalia Mario Draghi. Dal Colle fanno sapere informalmente che l’incontro è servito a continuare l’opera di «attenta vigilanza» sulla situazione dell’economia messa in atto negli ultimi mesi da Napolitano. La priorità è, adesso, la rapida approvazione della manovra, e poi si discuterà di provvedimenti a favore dello sviluppo. Inevitabilmente, è stato affrontato anche il caso Stark (il componente del board della Bce dimissionario in polemica con l’acquisto di bond italiani e spagnoli da parte della banca centrale), anche alla luce del fatto che Draghi sta per insediarsi alla presidenza della Bce. La posizione di Stark è «personale», avrebbe spiegato Draghi, e non rifletterebbe l’atteggiamento della Germania sull’acquisto dei titoli italiani.
In un’intervista concessa a Porta a porta, Napolitano si dice certo che l’Italia possa superare il momento di difficoltà. «Ce la dobbiamo e ce la possiamo fare: non ho mai dubitato della capacità di un Paese come il nostro di trovare la strada per lo sviluppo».
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