Roma - Prima la denuncia di Tremonti in aula: "O via la legge o via il ministro". Poi la posizione ufficiale del governo. Che assicura: "L'emendamento 7bis al decreto Alitalia sarà cancellato nel passaggio istituzionale alla Camera".
L'aut aut di Tremonti "O va via l’emendamento o va via il ministro dell’Economia". Lo ha detto il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, in aula al Senato, riferendosi ad un emendamento presentato al decreto Alitalia che permetterebbe di "salvare" i manager dei recenti crack finanziari. Il numero uno di via XX Settembre ha spiegato che, "se si immagina che la linea del governo sia quella prevista da un emendamento che prevede la riduzione della soglia penale per alcune attività di amministratori si sbaglia". "Questo emendamento è fuori dalla logica di questo Governo. O va via questo emendamento - ha concluso il titolare del dicastero dell'Economia - o va via il ministro". L’aula del Senato ha accolto le parole di Tremonti con un applauso.
Il caso Il riferimento è a una notizia lanciata da Report nella quale si afferma che nel decreto per l’Alitalia - varato dal governo, approvato dal Senato e ora all’esame della alla Camera - ci sarebbe anche una norma che, estendendo la garanzie previste per commissario di Alitalia Augusto Fantozzi, di fatto avrebbe un impatto anche sui casi Cirio e Parmalat, nei quali sono coinvolti anche Callisto Tanzi, Sergio Cragnotti e Cesare Geronzi.
L'emendamento La norma "incriminata" che introduce novità al decreto legge Alitalia e che è stata soprannominata "salva-manager" ha l’obiettivo di limitare l’applicazione di alcune norme penali contenute nella legge fallimentare, esclusivamente ai casi di conversione dell’amministrazione straordinaria in fallimento nel corso o al termine della procedura, nonché ai casi di accertata falsità dei documenti posti alla base della procedura di amministrazione straordinaria. È quanto spiega, tra l’altro, il dossier del servizio studi della Camera messo a punto per l’esame del provvedimento che, dopo il via libera del Senato, è ora all’attenzione di Montecitorio. Con la novità si introduce una modifica al decreto legge 347 del 2003 (la legge Marzano) e si stabilisce che solo nelle suddette ipotesi le dichiarazioni dello stato di insolvenza delle grandi imprese in crisi siano equiparate alla dichiarazione di fallimento. La modifica (comma 13 bis all’articolo 1, che introduce l’articolo 7-bis) è stata presentata e votata direttamente durante i lavori dell’aula del Senato dai relatori Angelo Maria Cicolani e Antonio Paravia.
Il testo "Dopo l’articolo 7 del decreto legge n.347 è inserito - si legge nel testo del provvedimento - il seguente: art. 7bis. - (Applicabilità delle disposizioni penali della legge fallimentare) Le dichiarazioni dello stato di insolvenza a norma dell’articolo 4, comma 1, e dell’articolo 3, comma 3, del presente decreto e dell’articolo 3 e dell’articolo 82 del decreto legislativo 8 luglio 1999 n.270 sono equiparate alla dichiarazione di fallimento ai fini dell’applicazione delle disposizioni dei capi I (reati commessi dal fallito, ndr), II (reati commessi da persone diverse dal fallito, ndr) e IV (disposizioni di procedure, ndr) del titolo VI del regio decreto 16 marzo 1942 n.267 (cosiddetta legge fallimentare, ndr) e successive modificazioni solo nell’ipotesi in cui intervenga una conversione dell’amministrazione straordinaria in fallimento in corso al termine della procedura ovvero nell’ipotesi di accertata falsità dei documenti posti a base dell’ammissione alla procedura".
Le reazioni nel centrodestra Il presidente della commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno, boccia l’emendamento Salva-manager presentato al decreto Alitalia. "Reputo erroneo giuridicamente e comunque inaccettabile - dice rispondendo a una domanda del cronista - qualsiasi previsione capace di cancellare, in maniera retroattiva, gravi fatti di bancarotta". "L’emendamento salva manager deve essere eliminato nel corso dell’esame alla Camera", chiede il capogruppo vicario del Pdl Italo Bocchino dicendo che "non c’è disponibilità politica da parte nostra alla conversione del decreto contenente tale norma".
Di Pietro all'attacco Antonio Di Pietro attacca a testa bassa il Governo e il ministro Tremonti: "Oggi a carte scoperte, quando sono stati presi con le mani nel sacco, Tremonti dice o va via la norma o vado via io. Tremonti dovrebbe essersene già andato". "Da giorni l’Italia dei Valori dice che l’articolo 7bis nel decreto per l’Alitalia, sull’irresponsabilità degli amministratori, non è ammissibile. È sttta l’unica formazione a dirlo, del tutto inascoltata, e accusata di non essere degna di stare in Parlamento". L’Idv, rincara il suo leader, è stata l’unica forza che "ha presentato le pregiudiziali di incostituzionalità contro il 'lodo Geronzi', quello che garantisce impunità a quegli amministratori che hanno causato l’insolvenza di grandi imprese".
"Solo in Italia, in nessun Paese, in un momento di crisi, è stato disposto che coloro che sono stati responsabili non vengano imputati. Da parte delle forze politiche, anche dai nostri alleati - conclude Di Pietro - c’è stato un atteggiamento deplorevole e piltesco. Devono fare ammenda".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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