LA TRINCEA DEL NORD

Cinque giorni di grazia ottenuti in extremis da Formigoni prima che l’Alitalia ceda i suoi slot di Malpensa, riducendo in un colpo solo i voli da 360 a 105; sessanta giorni prima della cruciale decisione se assegnare a Milano o a Smirne l’Expo 2015; pochi giorni alla fine definitiva del governo Prodi e della sua pervicace volontà di uccidere l’hub milanese. È intorno a queste cifre che si gioca la sorte del grande aeroporto, già inserito nei progetti prioritari europei e che ora Alitalia, per fare gli interessi dell’acquirente prescelto Air France, vorrebbe ridurre ad aeroporto regionale.
La richiesta di una moratoria di due o tre anni nel trasferimento dei voli intercontinentali da Malpensa a Fiumicino, avanzata dallo stesso Formigoni e da tutto il mondo economico e politico del Nord e che, pur costando circa 200 milioni, ne farebbe risparmiare molti di più, è stata bellamente ignorata in prima battuta; e il rinvio della sua esecutività fino a metà della prossima settimana non fornisce alcuna garanzia di ripensamento. Neppure il ritorno in campo di AirOne, che fa giustamente notare come una dispersione degli slot restituiti dall’Alitalia infliggerebbe a Malpensa il colpo di grazia come hub e si ripropone quindi come compagnia di riferimento, rappresenta a questo punto un’ancora di salvezza.
L’unica possibilità, in questa stretta finale della battaglia, appare una mobilitazione trasversale così massiccia da costringere un Prodi dimissionario, ma ancora in carica per gli affari correnti - e cui il ministro Bianchi ha formalmente rimesso la decisione -, a non aggiungere quest’ultimo colpo basso ai tanti che ha già inflitto al Paese: una mobilitazione che vada dalle forze politiche a quelle economiche a quelle sindacali, cui anche la decisione della Sea di chiedere all’Alitalia danni per 1,25 miliardi può essere di aiuto. Bisogna far capire ai signori di Roma che non ci si può battere per ottenere l’Expo per Milano e poi privarla dei necessari collegamenti internazionali, e che provocare - anche solo in via transitoria - il parziale isolamento della regione più produttiva del Paese è una follia che tutta l’Italia pagherebbe cara.


Sappiamo tutti che l’Alitalia ci costa un milione al giorno, ma la brusca cancellazione di tanti collegamenti ci costerebbe molto di più in termini di affari perduti, di posti di lavoro sfumati, di declino delle attività che a Milano fanno capo. Cinque giorni sono pochissimi, ma bastano a impedire il delitto: speriamo solo di non ricevere il calcio dell’asino.

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