Troppi controlli negli aeroporti Ryanair vuole 4 milioni da Blair

La compagnia «low cost» pretende un risarcimento per i danni subiti

Lorenzo Amuso

da Londra

Dopo le minacce, Ryanair passa all’azione, e chiede al governo britannico un maxi-risarcimento. Oltre quattro milioni di euro per i danni economici provocati dalle «insensate misure di sicurezza» volute dalle autorità in seguito agli attentati sventati. L’iniziativa è stata anticipata dal vulcanico boss della compagnia «low cost», l’irlandese Michael O’Leary, che una settimana fa aveva indirizzato un ultimatum al governo: o la situazione negli aeroporti torna alla normalità entro sette giorni oppure presenteremo una causa per danni.
Il suo obiettivo era di premere sul governo affinché venissero «ripristinate le normali procedure di sicurezza per prevenire il ripetersi di simili paralisi negli aeroporti in occasione di futuri allarmi». Rimasto inascoltato il minaccioso avvertimento, Ryanair ha sciolto gli indugi. «Più a lungo queste misure di sicurezza, insensate e inefficaci, resteranno in vigore negli aeroporti britannici, più a lungo i passeggeri e i turisti subiranno inutili code, inutili ritardi e inutili cancellazioni di voli», ha spiegato O’Leary. Il risarcimento si riferisce ai voli cancellati e alle prenotazioni perdute nella settimana tra il 10 e il 16 agosto. Se Ryanair lo otterrà, lo devolverà in beneficenza alla Charity Orbis, che combatte la cecità nei Paesi in via di sviluppo.
Nei giorni scorsi Ryanair aveva cercato di coinvolgere nello scontro frontale con l’esecutivo anche le altre compagnie aeree, che per ora preferiscono però una linea morbida. «Quelli sono più interessati alle onorificenze che a far funzionare gli aeroporti», ha liquidato i colleghi O’Leary. Da parte sua il dipartimento dei Trasporti del Regno Unito, definendo l’istanza di Ryanair priva di base legale, ha confermato la linea della fermezza, senza sconti sui controlli. «Continuiamo ad affrontare serie minacce alla sicurezza, e non scenderemo a nessun compromesso», ha fatto sapere un portavoce del ministero.
In seguito al blitz di Scotland Yard e dei servizi di intelligence del 10 agosto, che ha portato all’arresto di 23 persone (il 12° presunto terrorista è stato incriminato ieri), sono state introdotte misure di sicurezza draconiane sui voli in partenza dalla Gran Bretagna. È vietato portare a bordo qualsiasi liquido, compresa l’acqua. Vietati dentifrici, creme e altri articoli da toeletta. Computer e telefonini, che nei primi giorni erano vietati, ora sono stati riammessi, ma il bagaglio a mano non può superare le dimensioni di una 24 ore.
Secondo O’Leary, però, le restrizioni imposte sui bagagli a mano sono «farsesche, inutili e inapplicabili», tanto più che - fa notare - le stesse regole ferree non vengono applicate negli altri aeroporti europei, e neppure sui voli diretti in Gran Bretagna. Norme che, soprattutto nei primi giorni, hanno semiparalizzato gli scali londinesi. Secondo calcoli di esperti del settore, le compagnie aeree finora hanno perso almeno 300 milioni di sterline (circa 420 milioni di euro). La più colpita è stata la compagnia di bandiera britannica British Airways, che finora ha cancellato 1.100 voli e ha perso almeno 50 milioni di sterline (70 milioni di euro).


Perdite enormi non meno che evitabili, che hanno spinto O’Leary a impugnare l’articolo 93 della legge sui trasporti del 2000, secondo la quale il governo potrebbe essere chiamato a pagare risarcimenti per perdite risultanti da disposizioni d’emergenza. «I ritardi - accusa Ryanair - potevano essere evitati se il governo avesse inviato un centinaio di poliziotti o militari ad aiutare gli addetti alla sicurezza degli aeroporti a fare i controlli».

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