Londra - Basta cittadini in carcere per essersi difesi dagli assalti in villa o dai topi d’appartamento. Basta commercianti in cella per aver difeso il proprio negozio dai furti armati. David Cameron lancia il piano del governo per la riforma della giustizia e promette di ridare ai proprietari di casa e ai negozianti il diritto di tutelare il proprio. «La mia missione è fare in modo che le famiglie si sentano sicure nelle loro abitazioni e possano camminare per le strade liberamente e senza paura». Una dichiarazione di intenti che tradotta tecnicamente consentirà a chi subisce un furto di usare «una forza ragionevole» quando è stata violata la proprietà privata, anche se questo può voler dire prendere in pugno un’arma e sparare. La legislazione vigente lo ammette solo in caso di pericolo di vita. Ma Cameron vuole spingersi oltre. D’altra parte anche la Gran Bretagna ha avuto i suoi casi simbolo, storie di cittadini imbelli finiti dietro le sbarre per aver reagito a irruzioni violente. Come è successo a Tony Martin, contadino, che dopo il decimo tentato furto in casa, sparò a due ladri uccidendone uno. Era il 1999 ma Martin divenne un simbolo. Come lui Munir Hussain, condannato a due anni e mezzo per aver attaccato un ladro che minacciava la moglie con un coltello nella loro abitazione nel Buckinghamshire. Era il 2009. Ma la rabbia esplose quando gli inglesi seppero che il ladro era in libertà e Hussain condannato di nuovo per averlo ingiuriato.
La sensazione di insicurezza di molti cittadini in questi anni non si è modificata ed è a loro che Cameron vuole rivolgersi. Anche per questo ha deciso di abbandonare il piano annunciato dal ministro della Giustizia Ken Clarke, che prevedeva uno sconto di pena del 50% per chi, in caso di reato, si dichiarasse subito colpevole. L’annuncio era stato criticato da molti giudici e dai media e Cameron non ha esitato a fare marcia indietro sul provvedimento: «Sarebbe troppo clemente, invierebbe un messaggio sbagliato al criminale e ridurrebbe la fiducia che i cittadini hanno nel sistema». Fiducia che il premier vuole rafforzare introducendo norme più severe, anche in caso di occupazione. Gli «squatter», oltre ad essere multati, potranno anche finire dietro le sbarre.
La sicurezza al primo posto. Il capo del governo torna ai temi cari allo zoccolo duro della destra britannica ma anche a molti moderati che Tony Blair aveva saputo sedurre e annuncia una serie di provvedimenti duri contro il crimine. «Law and order» è il motto riesumato dal leader conservatore per rispondere alla pancia del Paese, quella che chiede di non morire per le botte di qualche gang stordita da fiumi di alcol, magari solo per una parola sbagliata, come sempre più spesso accade nelle strade delle principali città inglesi. Perciò possedere un coltello e usarlo anche solo in maniera minacciosa porterà i maggiorenni dritti a una condanna di sei mesi.
«I cittadini devono sapere che i criminali più pericolosi resteranno dietro le sbarre per molto tempo». Così chi si è macchiato di crimini a sfondo sessuale e reitera il reato non avrà altro scampo che una sentenza di carcere a vita. Sbagliare due volte non sarà possibile quando si è già criminali di un certo livello. È la politica del «two strikes and you’re out» (due falli e sei fuori), che si tradurrà in ergastolo per i criminali più pericolosi. E ai detenuti non basterà scontare la pena in carcere. Se otterranno un compenso guadagni per i lavori che svolgono durante la detenzione, parte di quei guadagni dovranno servire a ricompensare le vittime.
Infine gli stranieri. Per affrontare l’emergenza delle carceri sovraffollate (oggi a quota 85.345 detenuti, più del doppio del 1980) il piano prevede che gli stranieri accusati di aggressione possano evitare un procedimento giudiziario se promettono di tornare al loro Paese d’origine.
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