Troppi strani silenzi alla Regione sulla nomina ai vertici di Agensport

LA VICENDA Di fronte all’evidenza l’assessore Scalia aveva annunciato un’indagine interna. Finora nessuna traccia

Punzecchiata tutti i giorni, o quasi, per quattro mesi, con comunicati stampa a raffica supportati da due interrogazioni, alla fine ha risposto. Ma negando l’evidenza e burlandosi delle domande. Sull’assegnazione della poltrona più alta dell’Agenzia regionale per lo sport (Agensport), 109 mila euro l’anno (più premi e benefit), viziata da strani errori di pubblicazione e smarrimenti di curricula, l’assessore allo Sport, Giulia Rodano, ha rotto il silenzio, replicando al vicepresidente della commissione Urbanistica, Fabio Desideri del Pdl, autore della mitragliata di denunce. «L’iter – si è giustificata – s’è svolto regolarmente». Il che non chiarisce nulla e non allontana le ombre dalla «Casa di vetro» di Marrazzo.
Entriamo nel merito. L’avviso per la direzione dell’Agensport è stato pubblicato il 28 novembre 2008 sul Bollettino ufficiale del Lazio (Burl) numero 44. Ma nella parte prima, e non nella terza (bandi e concorsi), come stabilito da una delibera e dalla legge regionale del 1996. Come era ovvio, non sono arrivati molti curricula: appena tre. Di questi, due sono stati prima protocollati e poi smarriti dalla Regione, l’ente che doveva valutarli. Il candidato rimasto, che ha avuto la fortuna di leggere il Burl dove non andava letto e, soprattutto, di non cadere vittima delle disattenzioni, ha vinto. Così, dal 30 gennaio, Cecilia D’Angelo, ex consulente di Veltroni, è ufficialmente direttore dell’Agensport. Nel frattempo i due sfortunati partecipanti al bando hanno chiesto spiegazioni. E quando ad aprile è giunta la risposta del Dipartimento istituzionale, non hanno creduto ai loro occhi: c’era scritto di rispedire la domanda. Ma la poltrona era stata assegnata 2 mesi prima. «È una presa in giro», lamenta Fabio Desideri, che ha presentato due interrogazioni, la prima a gennaio e la seconda a febbraio, ricevendo risposta solo all’ultima, peraltro via fax. L’assessore Rodano si giustifica affermando che «quando nella parte terza (del Burl, ndr) non c’è spazio sufficiente, si procede d’ufficio alla pubblicazione degli avvisi in altre parti del bollettino». Il Burl, insomma, è un po’ burlone. Il direttore regionale competente aggiunge che, nello specifico, la parte terza era già in stampa e quindi l’avviso è stato inserito nella prima. E ancora. L’assessore afferma che non è stato ritenuto opportuno fare verifiche sulla regolarità dell’iter, perché «si è svolto regolarmente, ai sensi di legge». Sui curricula stranamente smarriti neanche una parola. «Le dichiarazioni della Rodano si commentano da sole - dichiara Desideri - ora i cittadini, anche quelli che potevano ambire alla direzione Agensport, possono giudicare».
Ma c’è un’ultima chicca.

Il 19 maggio scorso il neo assessore al Personale, Francesco Scalia, annunciò un’indagine interna per fare luce sulla vicenda. Sono trascorsi 20 giorni e dell’inchiesta non si sa nulla. Domanda: è mai partita? È stata nominata una commissione? Scalia tace, come Marrazzo. E i dubbi e le perplessità aumentano.

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