Truffa al Comune, il dirigente: «Derivati? Io non parlo neanche l'inglese»

Elfo Butti è stato direttore centrale del settore Ragioneria e finanza di Palazzo Marino. Ha spegato al giudice: «Ci affidavamo alla banche. Noi eravamo stati corretti con loro, e loro dovevano esserlo con noi. Ma io non ero certo un espert in materia»

Era l'uomo su cui Palazzo Marino contava per cihudere al meglio l'operazione-derivati. O meglio, avrebbe dovuto. Perché, in tribunale, parla così. «Ci affidavamo alla banche. Noi eravamo stati corretti con loro, e loro dovevano esserlo con noi. Del resto, io non ero certo un esperto di derivati». Nell'aula in cui si celebra davanti al giudice Oscar Magi il processo sui derivati, testimonia Elfo Butti, all'epoca direttore centrale del settore Ragioneria e finanza del Comune di Milano e dice chiaramente che Palazzo Marino si fidò completamente dei quattro istituti di credito (Jp Morgan, Ubs, Deutsche, e Depfa), ora imputati con l'accusa di aver truffato Palazzo Marino attraverso la stipulazione di uno swap trentennale nel 2005. Come già detto al pm Aldredo Robledo quando venne sentito durante le indagini, Butti ribadisce di non conoscere neppure l'inglese, se non in maniera scolastica. Facile capire quindi le sue difficoltà il 24 giugno 2005 quando sedeva al tavolo di fronte ai manager londinesi delle più importanti banche d'affari e firmò con gli istituti di credito il contratto che legava le finanze dell'Ente all'andamento dei derivati. «La lettura dei contratti la fece lo studio Chiomenti e mi assicurò che tutto era regolare», spiega il teste, rispondendo alle domande di uno dei legali della difesa, l'avvocato Giuseppe Jannacone. «Quanto alla convenienza economica dell'operazione, ero tranquillo - continua Butti - perché la collaboratrice a me più vicina, Angela Casiraghi (la dirigente che condusse per conto del Comune la trattativa con le banche, ndr) mi aveva rassicurato, dicendomi che l'accordo raggiunto ci era favorevole. Dal canto mio, ho accettato e condiviso quello che lei faceva, pur non avendo svolto alcuna attività propositiva».

Il processo che vede imputate 13 persone fisiche e i 4 istituti bancari, proseguirà mercoledì prossimo. Stando alla ricostruzione dell'accusa, il Comune di Milano avrebbe subito un danno pari a 101 milioni per un'operazione in derivati su un bond da 1 miliardo e 885 milioni, stipulato a partire dal 2005.

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