Roberto Zadik
Un anno fa, il 26 dicembre 2004, lo tsunami travolgeva con la sua forza distruttrice il Sud-Est asiatico. Spaventose le conseguenze dell'onda anomala che uccise oltre 275mila persone e provocò danni ambientali enormi. Specialmente in Sri Lanka, Thailandia e Indonesia. Ma com'era la natura di quei luoghi prima della catastrofe? Quali sono state le conseguenze per l'ecosistema delle zone colpite? A queste domande risponde la mostra «Tsunami! Le barriere coralline indonesiane un anno dopo» in corso fino al 26 febbraio al Museo di Storia Naturale, corso Venezia 55. Inaugurata appena prima di Natale, l'esposizione, a ingresso libero, aperta tutti i giorni (9,30-18) ad esclusione del lunedì, descrive gli splendidi fondali a largo dell'Indonesia e quanto lo tsunami, parola giapponese che significa «onda del porto», ne abbia cambiato radicalmente la conformazione. E lo fa attraverso una cinquantina di immagini scattate dai due biologi italiani Francesco Ricciardi e Massimo Boyer.
Quest'ultimo, originario di Pinerolo (Torino), ha realizzato una serie di documentari e servizi fotografici per varie riviste e da nove anni vive in Indonesia. Durante una spedizione scientifica sulle isole di Simeulue e di Nias, situate nelle vicinanze dell'epicentro del disastro, i due fotografi hanno immortalato i paesaggi marini precedentemente e dopo il cataclisma. Testimonianze impressionanti di quanto è accaduto. Come, ad esempio i coralli del peso di svariati quintali sgretolati dallo tsunami e trasportati, dalla devastante scossa di terremoto di magnitudo 9,3, sulla spiaggia dell'Isola di Lakon, a poca distanza da Sumatra, o la barriera corallina di Simeulue, sollevata dal fondo marino e portata in superficie. Dei coloratissimi coralli che un tempo popolavano il fondale ormai è rimasto solo lo «scheletro» che galleggia in mezzo al mare.
Continuando il giro tra i pannelli fotografici, un'immagine, mostra il desolante spettacolo di alcuni coralli ricoperti da fango e sabbia. Sempre rimanendo nelle vicinanze dell'isola di Lakon, un'altra foto ritrae un granchio che, sorpreso dall'improvviso innalzamento della barriera nella quale nuotava pacificamente, è rimasto intrappolato morendo lentamente. Queste sono solo alcune delle immagini dell'esposizione. Accanto all'aspetto tragico della vicenda tsunami, la rassegna, contiene anche numerose raffigurazioni di incontaminati fondali risparmiati dall'onda assassina.
Si tratta di fotografie che hanno come protagonisti pesci tropicali dalle forme bizzarre e dai colori sgargianti. È il caso del pittoresco polipo dagli anelli blu, molto diffuso nell'arcipelago indonesiano, della stella spinosa rossa, della stella marina dalla colorazione violacea e della gorgonia presente in quelle zone in numerose varianti. Altri animali davvero caratteristici sono il pesce leone munito di spine dorsali molto velenose, il granchio porcellana, il pesce farfalla.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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