Tutte le giravolte di Bocchino: parte in quarta e poi fa retromarcia

RomaIl Bocchino della verità è un pot-pourri di dichiarazioni dai sapori forti ma dolci; morbidi ma ruvidi; minacciosi ma rassicuranti; pacifici ma battaglieri. Tutto a seconda del momento, della convenienza, dell’opportunità, fedele a una visione «democristiana ma fuori dalla Dc» della politica, ereditata dal maestro Pinuccio Tatarella. Il Bocchino pensiero è una mix di tutto e il contrario di tutto: un valzer cacofonico fatto di demi-plié e di giravolte con casqué.
Si prenda il suo recente giudizio su Berlusconi, post elezioni regionali: «È un genio, ha dimostrato di essere il maggior interprete del sentimento comune degli italiani. Solo un forte impegno berlusconiano poteva determinare il risultato ottenuto». (Il Riformista, 1 aprile 2010). Oppure quello pre-congresso Pdl: «Berlusconi ha un’aspettativa di vita di 120 anni mentre io mi aspetto di avere un’aspettativa di vita di 119 perché Berlusconi non lo si può mai eguagliare». (Ansa, 25 marzo 2009). Elegiaco. Ma anche sull’età fa il pendolo: «Trovo assurdo che a quarant’anni in Italia si sostenga che siamo ancora giovani. Questa è la prova del nove della gerontocrazia». (Io Donna, 13 dicembre 2008). Giovanilistico.
Berlusconi, quindi, capo indiscusso del Pdl? Sì, perché «il dibattito sulla leadership è inutile, in tempi di democrazia diretta a decidere sono gli elettori» (Ansa, 10 agosto 2008). No, perché «Fini rimane il politico più amato dal centrodestra, è un fatto, lo dicono tutte le indagini demoscopiche». (Libero, 20 agosto 2008). Forse, perché «io dico che il Pdl deve avere una leadership duale» (il Riformista, 20 gennaio 2009). Confuso.
Quello del ruolo di Fini resta un nodo aperto ma se da un lato Bocchino rassicura che «Fini non ha bisogno di alcun ruolo perché ne ha già uno importante: essere Gianfranco Fini». (Italia Oggi, 21 marzo 2009); dall’altro minaccia che «Fini non è affatto solo, ha rapporti internazionali, ha un patrimonio di voti, di consensi e di struttura da cui non si prescinde. Perché An non è morta». (Corriere della Sera, 14 settembre 2009). Intimidatorio. È lui a picchiare come un fabbro, a lanciare il presidente della Camera, a graffiare il premier che «deve assumersi onori ma anche gli oneri di garantire al partito dei processi decisionali, una partecipazione alla vita del governo che al momento sembra essere schiacciata dalla Lega». (Ansa, 17 settembre 2009). Già, la Lega: spina nel fianco dei finiani anche se... Encomi al Carroccio non sono mancati, da parte di Bocchino: «La Lega? Tanto di cappello, fa bene il suo mestiere e massimizza il risultato» (il Riformista, 1 aprile 2010). «Grande sintonia con la Lega che chiede meno burocrazia, meno tasse, più sicurezza, maggiori controlli sull’immigrazione». (Il Mattino, 6 maggio 2008). «È una favola della Lega che ci sia una coalizione di governo a trazione settentrionale». (Ansa, 28 settembre 2009). Padano.
Ma allora? Tutto questo schiacciamento nei confronti del Carroccio da calibrare, tanto da chiedere un cambio di rotta del Pdl, fino a minacciare la creazione di gruppi autonomi? Bocchino ha già risposto a Bocchino. Ma mica un secolo fa: «Siamo tutti soddisfatti della gestione del partito e non ho mai sentito Fini dire che c’è questa esigenza di cambiamento». (La Stampa, 21 febbraio 2010). «Abbiamo una classe dirigente che funziona, abbiamo vinto le Europee, vinto in Abruzzo, in Sardegna e a Roma. Squadra che vince non si cambia». (il Giornale, 21 febbraio 2010). «Squadra che vince non si cambia». (il Riformista, 1 aprile 2010). «Se qualcuno vuole andare alla conta lo faccia. Non è la nostra intenzione». (Ansa, 19 novembre 2009). Rassicurante. Davvero? No. «Siamo pronti alla conta, siamo il doppio rispetto a quanto sostengono». (la Repubblica, 16 aprile 2010). Ostile.
E pure sull’Udc Bocchino sembra non avere idee chiarissime: «Un’alleanza con l’Udc paralizzerebbe l’attività di governo, a partire dal federalismo e dalla giustizia» (Il Giorno, 28 agosto 2008). «Allargamento a Casini? Non c’è un bisogno né numerico né politico». (il Giornale, 6 settembre 2008). Ostracizzante.

Quindi vade redro Casini? Mica tanto, perché «vorrei che l’Udc potesse tornare nell’alveo culturale e politico del centrodestra perché loro sono stati tra i fondatori del centrodestra italiano e con noi fanno parte del Ppe». (Il Mattino, 21 gennaio 2010). Aperturista. Insomma, Bocchino come la Rai: di tutto di più.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica