nostro inviato allAquila
Il bilancio della prima giornata di lavori del G8 Silvio Berlusconi lo condensa in due battute. La prima, affidata ai cronisti al termine del briefing con la stampa, quando lasciando il palco rischia di inciampare e chiosa sorridendo con un «sono stanco morto». La seconda arriva invece a tarda sera, con le delegazioni che si stanno ormai ritirando nelle loro stanze e il premier che con i suoi collaboratori non nasconde la sua soddisfazione. «Neanche una sbavatura. È andato davvero tutto benissimo», dice compiaciuto prima di congedarsi.
D'altra parte, che la prima giornata del summit dell'Aquila sia stata un successo sotto tutti i punti di vista non sta tanto nelle parole di Berlusconi quanto in quelle degli altri grandi sbarcati in Abruzzo. Nei complimenti di Gordon Brown («Berlusconi ha fatto la cosa giusta a portarci in questo luogo») e soprattutto negli elogi di Barack Obama che ancora prima di mettere piede nella caserma della Guardia di finanza di Coppito si è fatto precedere da un riconoscimento di non poco conto alla «forte leadership esercitata dal governo italiano nel preparazione del G8». Parole che il Cavaliere incassa soddisfatto - anche perché sono una smentita implicita alle critiche arrivate dal New York Times - prima di passeggiare per il centro di Onna insieme ad Angela Merkel e poi tra le macerie dell'Aquila fianco a fianco di Obama e dopo di Dmitri Medvedev. Ed è proprio nella gestualità confidenziale che accompagna la visita di Berlusconi e del presidente americano nella capitale abruzzese che si coglie il senso di una giornata che non poteva andare meglio. Complice pure un'organizzazione impeccabile nonostante i disastri annunciati da alcuni quotidiani stranieri e la tregua concessa agli Otto grandi dallo sciame sismico.
Così, quando il Cavaliere apre l'incontro con la stampa, non può non partire dalla «solidarietà alle vittime del terremoto» e sottolineare quanto sia importante «l'attenzione che le tv di tutto il mondo» stanno dando in questi giorni all'Aquila. Il bilancio della prima giornata di lavori inizia dalla crisi, perché l'intenzione del G8 è «mandare un messaggio di fiducia». «Tutti quanti abbiamo convenuto che la crisi, per la sua parte più dura, è alle nostre spalle e ovunque ci sono segnali di miglioramento», spiega Berlusconi. E ancora: «Abbiamo deciso che è importante mantenere il sostegno al sistema bancario, in qualche caso al sistema manifatturiero e a chi ha perso il posto di lavoro». Si continuerà, dunque, con «azioni coordinate». «Abbiamo affrontato il Global legal standard - insiste - dando un avanzamento agli studi dell'Ocse e di altri organismi internazionali affinché a Pittsburgh ci sia la presentazione di regole globali e quindi condivise da tutti». Poi annuncia: «Siamo d'accordo con gli altri leader per tenere entro l'anno un altro G8 per studiare i sistemi per far fronte alle calamità. E credo che torneremo all'Aquila».
Berlusconi affronta anche il nodo del clima. Perché, spiega, «è importante» che nella seconda giornata di lavori gli Otto grandi si «presentino tutti uniti» per «chiedere a Cina, Brasile, India e agli altri Paesi emergenti di prendere degli impegni ben precisi». Insomma, è stata raggiunta «una posizione comune» perché «Europa e Stati Uniti sono fermamente decise per la riduzione dell'emissione di anidride carbonica». La data di ingresso in vigore dell'accordo è ancora in discussione: 2020 o 2050. «Su questo - dice il premier - si deve ancora trattare, ma è importante presentarsi uniti perché sarebbe controproducente una riduzione in Europa e Usa ma non nelle economie emergenti».
Altro capitolo quello degli aiuti all'Africa. «Con il Global Found abbiamo curato milioni di bambini», spiega Berlusconi. Che ammette il ritardo dell'Italia nel contribuire con «i fondi promessi». «Ma - aggiunge - abbiamo avuto la vicenda del terremoto che ci ha tenuto molto impegnati. Come d'accordo, però, entro fine anno daremo il nostro contributo al Global Found». E spiega: «Abbiamo deciso di aumentare i sussidi economici in modo tale da poter aumentare anche il numero dei vaccini. E abbiamo introdotto un meccanismo di rendicontazione per sapere quello che abbiamo fatto e quello che ancora dobbiamo fare».
Un Berlusconi, insomma, stanco e affaticato dalla full immersion internazionale ma decisamente soddisfatto da questo primo bilancio.
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