La tv contro Carlo: «Non ha le qualità per diventare re»

La tv contro Carlo: «Non ha le qualità per diventare re»

Sua madre è una regina quasi perfetta, ma lui sarebbe un pessimo re. Channel 4, l’emittente televisiva britannica più irriguardosa del Regno fa le pulci all’erede al trono d’Inghilterra in un documentario che ha già scatenato un putiferio mediatico, ancora prima di andare in onda. Il programma dal titolo più che eloquente «The meddling Prince» (il principe ficcanaso) accusa Carlo d’Inghilterra di essere diventato col tempo un uomo troppo politicizzato per poter essere anche un buon futuro monarca. Sotto accusa, oltre alle molteplici ingerenze politiche di questi ultimi anni, anche la conduzione del ducato di Cornovaglia che frutta al primogenito di Elisabetta più di 14 milioni all’anno.
La trasmissione andrà in onda il prossimo lunedì, ma da quanto ha rivelato ieri il Sunday Telegraph a Clarence House, l’ufficio privato di Carlo, sono già andati su tutte le furie dopo aver appreso alcune indiscrezioni sui contenuti del documentario. E in contrasto col basso profilo che da sempre i Reali mantengono rispetto ai molti scandaletti – più o meno eclatanti – che hanno riguardato la famiglia, questa volta gli assistenti del Principe stanno già preparando una robusta risposta da trasmettere ai vertici della televisione.
La furiosa reazione «reale» probabilmente non turberà di molto i padroni di Channel 4 anche perché non è la prima volta che entrano in collisione con il Principe. Proprio la stessa serie di documentari – The Dispatches – nel 1998, in occasione del cinquantesimo compleanno di Carlo, aveva offerto ai telespettatori un poco edificante ritratto del figlio della Regina, che veniva descritto come un uomo pigro e avido il cui interesse per l’ambiente era praticamente nullo. Nel nuovo programma è invece diventato un personaggio impiccione, che s’intromette continuamente negli affari di Stato, che non si fa scrupolo di mettere a tacere chi tenta di criticarlo e che gestisce in modo finanziariamente «discutibile» le sue proprietà. Tutte caratteristiche insomma di un soggetto fortemente inadatto a regnare, fa capire il documentario tv, che ha richiesto un dettagliato lavoro d’indagine durato sei mesi, nel corso dei quali la redazione ha raccolto documenti e testimonianze. Sembra che tra le fonti segrete ci sia anche un ex assistente di Carlo, quel Mark Bolland che già aveva definito pubblicamente il principe come un uomo coinvolto spesso in questioni di delicata natura politica.
«Stiamo per inviare una lunga e dettagliata risposta che contesta e smentisce tutti i punti presi in considerazione», ha dichiarato ieri un portavoce ufficiale di Clarence House preannunciando una presa di posizione durissima nei confronti dell’emittente. Lo staff del Principe ha inoltre definito «risibile» l’atteggiamento critico del programma nei confronti dell’erede al trono, sottolineando peraltro che Carlo ha sempre affermato che in qualità di re agirebbe diversamente da come fa nei panni del principe di Galles.
In questi ultimi anni Carlo ha detto chiaramente la sua su molte questioni, dal riscaldamento globale al cibo biologico, dall’educazione all’efficacia dei rimedi offerti dalla medicina alternativa. Lo sforzo di trovare un proprio ruolo nel lungo arco di regno della madre è diventato sempre più significativo. Ma per i giornalisti di Channel 4 le sue ingerenze nella vita pubblica mal si conciliano con le qualità di un futuro re e la bocciatura è completa, su tutta la linea. A completare un quadro già mortificante, una ciliegina sulla torta veramente indigesta. Oltre a impicciarsi troppo degli affari di governo, Carlo gestirebbe in modo alquanto spregiudicato anche la tenuta di Highgrove.

Gli autori del documentario sembrano infatti aver ottenuto dei documenti da cui emerge che le generose entrate provenienti dal ducato siano essenzialmente dovute alla particolare abilità nell’evitare di pagare le imposte sulle società per azioni e quelle sui guadagni. Anche in questo caso Clarence House smentisce. «Il ducato paga le tasse sul reddito», ha replicato secco ieri un portavoce.

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