Il decreto legge «Sviluppo», voluto fermamente dal premier, Silvio Berlusconi, è stato finalmente approvato giovedì scorso dal Consiglio dei ministri. Nascono così i distretti turistico-alberghieri nei territori costieri con l’obiettivo di riqualificare e rilanciare l’offerta turistica. Con una grande novità: questi distretti costituiscono «zone a burocrazia zero». Lo Stato, quindi, fa un passo indietro (era ora!) per agevolare un concreto rilancio del settore atteso da decenni. Viene estesa inoltre la disciplina prevista dal Codice della Nautica da diporto anche alle navi «usate in attività di noleggio per scopi ricreativi», si semplifica la procedura per la realizzazione di pontili galleggianti da parte dei concessionari demaniali senza il permesso di costruire. Un incentivo, in sostanza, per realizzare approdi turistici. E spiagge in concessione per 90 anni. È «festa» in casa Ucina-Confindustria Nautica. Reduce dalla missione in Brasile, e a pochi giorni dall’appello al presidente del Consiglio dei ministri, pubblicato su un quotidiano, Anton Francesco Albertoni esprime «apprezzamento per questo nuovo, importante e inequivocabile indirizzo politico, frutto di un sistematico e costruttivo confronto tra Ucina e i dicasteri competenti: Infrastrutture, Economia, Semplificazione e Turismo». Forse il premier non ha risposto a quell’appello. Ma la miglior risposta, e pure immediata, è nei fatti concreti. «Finalmente - continua Albertoni - avere una barca, piccola o grande che sia, non deve più essere una colpa, né una fatica improba, esattamente come accade in tutti i Paesi più sviluppati. Ben vengano dunque le sforbiciate alla burocrazia e le semplificazioni per creare posti barca a basso costo. Accogliendo le valutazioni che hanno dimostrato l’impatto economico e occupazionale per i territori costieri, il governo ha finalmente tracciato una politica per la nautica dopo due anni difficilissimi. Ora ci aspettiamo che il segnale sia subito raccolto anche dai vari settori dell’amministrazione chiamati a completare quei provvedimenti che il comparto attende da molto tempo». Fra le misure varate, infatti, hanno particolare rilievo le norme per il rilancio della media e piccola nautica, in particolare la destinazione al diporto delle aree inutilizzate dei bacini portuali esistenti (in soldoni significa 40mila nuovi posti barca nel rispetto dell’ambiente e 10mila nuovi posti di lavoro nei servizi) e l’eliminazione della licenza edilizia per i pontili galleggianti, un’inutile duplicazione della concessione demaniale che fino a oggi ha frenato lo sviluppo di strutture a basso impatto sottraendo all’erario importanti oneri demaniali. Il rinvio a una regolamentazione omogenea in tema di concessioni portuali turistiche, da emanarsi a opera della Conferenza Stato-Regioni, consentirà poi di dare coerenza a tutta la materia. Ci sono, inoltre, le iniziative legate alle navi da diporto (oltre i 24 metri), che vanno a colmare una grave lacuna del Codice della Nautica. La semplificazione della loro gestione amministrativa, lasciando inalterate le discipline tecniche di sicurezza e fiscali, consentirà di far tornare nel nostro Paese i grandi yacht, attraendo centinaia di milioni di euro l’anno generato da gestione e manutenzione. Infine la semplificazione delle autorizzazioni per i trasporti eccezionali, vitali per i cantieri, renderà i costi di movimentazione delle industrie nautiche italiane equiparabili a quelli delle aziende francesi e tedesche. «Queste misure portate avanti dai ministri Matteoli e Tremonti senza alcun aggravio per lo Stato - conclude Albertoni - produrranno un importante gettito per l’erario. E la nautica è fiera di contribuire,con il suo sviluppo, al risanamento dei conti del Paese.
Ora avanti tutta con i “sospesi”, vale a dire i provvedimenti amministrativi per i quali Ucina-Confindustria Nautica si batte da tempo: circolare su noleggio e locazione, riconoscimento dei titoli marittimi italiani a livello europeo, nuovo esame nazionale della patente nautica, registro elettronico delle immatricolazioni e intesa Stato-Regioni sulle concessioni demaniali».A.R.
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