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Ucraina, Yulia accusa i socialisti di brogli

Sospetti ritardi nell'afflusso dei risultati. E Gazprom minaccia di ridurre le forniture all'Ucraina

Ucraina, Yulia accusa i socialisti di brogli

A più di 48 ore dal voto, lo spoglio delle schede elettorali in Ucraina non è stato ancora completato. Una lentezza esasperante. E sospetta. Tanto sospetta da far pensare a brogli e maneggi. Tanto sospetta da innescare la miccia polemica di un tipo già abbastanza fumino come Yulia Timoshenko. Chi ieri non le ha mandate a dire ai suoi avversari. «Il protrarsi della conta dei voti è legato alla falsificazione dei risultati a favore dei socialisti», ha tuonato Yulia. E i suoi comitati elettorali le hanno fatto eco sostenendo di essere stati testimoni di numerose falsificazioni a favore dei socialisti durante gli scrutini. Del resto le accuse lanciate dalla «pasionaria» della rivoluzione arancione del 2004 non sembrano infondate se si considera che i dati elaborati finora lascerebbero fuori dal Parlamento per un soffio i socialisti (al momento attestati al 2,91%), potenziali alleati di governo dei filo-russi.

Dietro i brogli, secondo il Blocco Yulia Timoshenko, ci sarebbe dunque la regia del premier Viktor Yanukovic, interessato a far entrare i socialisti in Parlamento per dar vita a un governo con la piccola formazione dell’ex-presidente della Rada, Oleksandr Moroz. Già lunedì il presidente Viktor Yuschenko aveva chiesto alla Procura generale e alla commissione elettorale di dare «immediatamente e accuratamente spiegazioni» sui ritardi nell’afflusso dei risultati dalle regioni orientali e del sud - Donetsk, Lugansk, Odessa, Crimea -, quelle tradizionalmente più legate alla Russia e quindi feudi del Partito delle Regioni di Yanukovic. E ieri il partito Nostra Ucraina - Autodifesa Popolare non ha fatto altro che ribadire il concetto annunciando di «condividere la preoccupazione espressa dal capo dello Stato».
Visto che in serata i voti scrutinati erano ancora il 97%, l’Ucraina dovrà attendere fino a oggi per conoscere i risultati definitivi del voto di domenica, come ha detto esplicitamente ieri il vice-capo della commissione elettorale centrale Andriy Mahera («Tutti i dati elaborati saranno resi noti mercoledì»).

Va detto che da lunedì i rapporti tra le varie forze in campo non sono sostanzialmente cambiati. Il Partito delle Regioni del premier Viktor Yanukovic resta in testa come singola formazione con il 34,14% dei voti. Ma il fronte arancione è comunque in vantaggio, con il 30,86% del Blocco Timoshenko e il 14,29% per cento di Nostra Ucraina - Autodifesa popolare del presidente Viktor Yuschenko.

E nella solita situazione di totale incertezza del panorama ucraino nuove minacciose nubi si sono addensate ieri. Il gigante del gas russo Gazprom ha infatti annunciato che potrebbe ridurre i rifornimenti di metano all’Ucraina se Kiev non pagherà entro la fine di ottobre il debito finora accumulato di oltre 1,3 miliardi di dollari. Gazprom ha già informato i suoi partner europei del problema tenuto conto che, attraverso i gasdotti ucraini, passa l’80% del gas destinato all’Europa.

Immediata la replica della compagnia del gas UkrGazEnergo : «L’Ucraina onorerà il suo debito per le forniture di gas. Esiste un debito, e siamo impegnati a saldare gli arretrati». Ma resta il fatto che anche questa mossa ha suscitato sospetti. Da Kiev hanno fatto notare la curiosa coincidenza delle minacce di Mosca con l’esito delle elezioni. «Queste minacce - hanno dichiarato dall’entourage presidenziale - suonano come un avvertimento a Yulia Timoshenko».

La «pasionaria» che Mosca non ha mai amato per le sue aperte simpatie occidentali.

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