«Udienza kafkiana con una sentenza già scritta»

RomaPotesse si presenterebbe davanti ai cronisti che lo aspettano all’uscita del tribunale di Milano e direbbe chiaro e tondo quel che pensa della magistratura. Ma Silvio Berlusconi è ben consapevole di quanto sarebbe frontale e devastante il suo attacco, di come difficilmente riuscirebbe a tenersi a freno e misurare le parole e così sceglie la via del silenzio. Lasciando il Palazzo di giustizia - seppure lontano da telecamere e taccuini - il premier non riesce però a nascondere il suo disappunto. Lo fa scrollando la testa e con un pizzico di sconforto, quasi avesse metabolizzato che dallo scontro permamente con la magistratura non se ne uscirà mai. Ed è forse per questo che nelle telefonate del pomeriggio dà praticamente per scontata la condanna nel processo Mills. Un processo politico - è il suo ragionamento - come dimostra la decisione di tagliare tutti i testimoni pur di riuscire ad arrivare alla condanna di primo grado prima della prescrizione prevista per il febbraio 2012. Prescrizione che comunque cancellerà tutto il procedimento in fase di appello. Insomma, nonostante il processo sia destinato ad essere prescritto i magistrati vogliono portare a casa il primo grado nel tentativo di tirare l’ennesimo colpo alla maggioranza di governo. Scontato, infatti, che la notizia della condanna farà il giro del mondo e che le opposizioni torneranno ad appellarsi a Giorgio Napolitano chiedendogli di intervenire.
Un copione già scritto, sembra pensare il premier quando scende le scale del tribunale di Milano. «Oggi - dice ai suoi - abbiamo assistito alla seduta di un processo kafkiano, qualcosa di assolutamente paradossale». Ce l’ha con le quasi tre ore di udienza passate ad ascoltare in videoconferenza dalla Svizzera la deposizione di Maria Pia De Fusco, l’amministratrice del fondo sul quale sarebbero passati i 600mila dollari della presunta corruzione di David Mills. Un deposizione - si sfoga Berlusconi in privato - su fatti di 17 anni fa e piena di molti «non ricordo». Con tanto di incidente tecnico se il collegamento con Berna salta per quasi mezz’ora. Un processo «kafkiano» perché - insiste - con la crisi e le borse in picchiata è surreale che io debba perdere la mia giornata in tribunale, peraltro per una sentenza già scritta.
E nel pomeriggio passato ad Arcore il Cavaliere ripete ai suoi interlocutori di avere «la coscienza a posto». Siamo davanti a un «assalto al diritto di privacy di tutti gli italiani», aggiunge riferendosi al mare di intercettazioni che dal tribunale di Bari sono finiti sui giornali in questi giorni. Con la magistratura che «ha perso ogni inibizione» e «non si preoccupa più neanche di fingersi imparziale». L’elenco delle stranezze degli ultimi mesi lo fa il deputato del Pdl Francesco Paolo Sisto, che mette insieme «la palese incompetenza territoriale dei pm di Napoli» sulla vicenda Tarantini-Lavitola con il fatto che «è fuori dal mondo che si arrestino gli autori della presunta estorsione prima di ascoltare la vittima». Senza contare la decisione di «tagliare» i testimoni del processo Mills per riuscire ad ottenere una sentenza di primo grado prima della prescrizione. «Sentenza solo politica» visto che a febbraio sarà cancellata sotto il profilo giuridico proprio dallo scadere dei termini.
Un accerchiamento, dunque. Che potrebbe arrivare al culmine tra mercoledì e giovedì se la procura di Napoli decidesse per la richiesta di accompagnamento coatto del premier. E sul punto il Pdl inzia già a schierare l’artiglieria pesante visto che il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto fa sapere «il Parlamento è pronto a respingerla».

Ma per uscire dalla stretta Berlusconi sta ragionando su due iniziative: un intervento tv per spiegare le sue ragioni e quella che con alcuni dirigenti del Pdl definisce «una grande manifestazione per la libertà» visto che «questo non è più un Paese libero».

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