La Ue striglia Parigi e Berlino: rivedete le stime di crescita

La Ue striglia Parigi e Berlino: rivedete le stime di crescita

Nessuno uscirà dall’euro, parola della Commissione europea. Ma i rischi di recessione nel 2012 per alcuni Paesi dell’Eurozona sono reali; e anche qualche «primo della classe» dovrà rivedere al ribasso le previsioni di crescita troppo ottimistiche. Bruxelles non indica nomi. Ma è probabile che pensi alla Germania, che potrebbe non essere in grado di tenere l’obiettivo di una crescita dello 0,8%, penalizzata com’è dalla crisi dei consumi nei Paesi in cui esporta i suoi prodotti. E anche la Francia potrebbe essere costretta a rivedere la stima dello 0,6%.
Poi, naturalmente, c’è la Spagna che prevedeva una crescita dello 0,7%, ma ha appena notificato alla Commissione che il suo deficit volerà oltre l’8% del Pil anziché al 6% come sperato. L’Italia, con un aumento del Pil previsto allo 0,1% nel 2012, è già considerata in zona recessione.
Un rischio a cui occorre fare fronte, passando dalla fase di messa in sicurezza dei conti a quella di spinta allo sviluppo. Così, dopo avere battuto per tutto il 2011 sul tasto del rigore, la Commissione presieduta da Josè Manuel Barroso apre il 2012 chiedendo un’accelerazione della crescita perché, spiega il suo portavoce, Olivier Bailly, «non si risolve la crisi solo insistendo sul calo della spesa e sulla riduzione del deficit».
Così, l’euroesecutivo sta lavorando con il presidente della Ue Herman van Rompuy alla preparazione del vertice del 30 gennaio prossimo, che sarà dedicato ufficialmente alle politiche di sostegno alla crescita e alla creazione di occupazione, una sorta di «fase due» a livello europeo. «I governi devono fare scelte intelligenti, scelte per il futuro», afferma la Commissione, chiedendo agli esecutivi europei di non tagliare il sostegno pubblico all’innovazione, alla ricerca e alla formazione, così come di fare investimenti in energia pulita ed economia verde. Spese per il domani, per chi già guarda al dopo crisi.
Il tasso di crescita previsto per la zona dell’euro, nel 2012, è comunque decisamente basso: +0,5%. E l’allarme per gli effetti recessivi delle manovre «lacrime e sangue» non equivale ad abbassare la guardia sulle politiche del rigore. Bruxelles prende atto con «rammarico» dell’incapacità della Spagna di mantenere il target del 6% di deficit, che volerà a oltre l’8%, anche se loda il pacchetto di misure approvato da Madrid definendolo «significativo ed equilibrato».
In ogni caso, Eurolandia resiste: «Non esistono piani che considerano l’uscita di uno Stato membro dalla zona dell’euro nel 2012», afferma la Commissione. Parole rivolte direttamente ad Atene, dove il portavoce del governo Pantelis Kapsis ha lanciato l’ennesimo allarme sul possibile addio del Paese dalla moneta unica. Eventualità che potrebbe diventare realtà se non verrà concessa la seconda tranche di aiuti da 130 miliardi.


Novità in arrivo, infine, dagli Stati Uniti: secondo la Federal Reserve - che comunicherà, per la prima volta, le proprie previsioni sull’andamento dei tassi di interesse - l’economia americana si sta espandendo a un tasso moderato e ulteriori aiuti potrebbero essere necessari.

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