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Ultimatum di Prandelli: azzurro solo chi gioca...

Il ct della Nazionale avvisa Cassano, Balotelli e Pepito Rossi. Ma è un errore d’ingenuità: così rischia di condizionare il mercato e il futuro dei calciatori. Venerdì a Modena la partita con l'Estonia, valida per la qualificazione a Euro 2012

Ultimatum di Prandelli: azzurro solo chi gioca...

Avviso ai naviganti azzurri: chi non gioca in modo continuo nel proprio club può perdere la Nazionale, firmato Cesare Prandelli, ct in carica e alla prese con una qualificazione ormai a portata di punti (ne basteranno tre venerdì sera contro l’Estonia a Modena). Più che un monito, quello di Prandelli ha assunto il significato secco di un ultimatum, destinatari due, al massimo tre esponenti del club Italia che fin qui hanno molto promesso, poco mantenuto e altrettanto poco giocato nei rispettivi campionati. Riferimento esplicito, per leggere l’indirizzo sull’avviso, a Cassano e Balotelli, forse anche a Giuseppe Rossi in partenza da Villareal per Barcellona dove di sicuro non lo attende la qualifica di titolare, al fianco di Messi e David Villa.

«Chi sta troppo fuori squadra perde autostima» è la spiegazione didascalica del ct bresciano che avrebbe dovuto applicare il precetto anche in passato, non solo nell’avvicinarsi dell’europeo dell’estate 2012. «Non sono io a dire se deve giocare nel Milan o altrove, dico solo che Cassano dovrà sgomitare nel Milan per trovare più spazio» il successivo chiarimento di Prandelli che non è certo sufficiente a socchiudere le porte alle polemiche e ai veleni. Già perché questo intervento può sembrare un involontario condizionamento del prossimo calcio-mercato. Può un Ct in pubblico consigliare a un azzurro di cambiare club pur di trovare stabile occupazione? La risposta, secca e perentoria, è la seguente: assolutamente no. Prandelli ha commesso un errore di ingenuità. Certi precetti, scontati, si applicano, non si annunciano a Coverciano ma nel segreto dello spogliatoio. Non solo. Borriello potrebbe lamentarsi d’essere uscito dal giro azzurro appena la Roma di Ranieri e poi di Montella, lo hanno fatto accomodare in panchina. La verità, nel suo caso, è che la bocciatura è avvenuta non solo per motivi tecnici. Comportarsi bene, nel club come in Nazionale, non è necessario ma aiuta a guadagnare credito.

Sull’argomento, Prandelli è categorico e qui, forse il suo messaggio, è pertinente. Perché riferito all’esclusione di De Rossi. «Sì, l’ho lasciato fuori per motivi disciplinari. Non mi piacciono i giocatori che usano gomiti o sputano, per lui porte aperte, basta che ritrovi la serenità». Benedetta chiarezza. Chiarezza deve fare anche Antonio Cassano sul suo futuro milanista. Perché l’avviso di Prandelli potrebbe sembrare una spinta a cercare altrove, magari a Firenze, un posto da titolare. Il proposito è rimasto ancora nel cassetto, tenuto chiuso a chiave da Adriano Galliani e dal procuratore Bozzo. Corvino, ds viola, vuole Cassano sì ma a condizione che sia via Turati a pagargli lo stipendio (2 milioni e 700 mila euro netti l’anno per 4 stagioni): condizione irricevibile da Galliani che non ha alcuna intenzione di andare a caccia di un sostituto. Anche perché nel frattempo Ibra ha fatto sapere ad Antonio di gradire la sua conferma al proprio fianco. «Anche Balotelli non è soddisfatto della sua stagione» il rapporto di Mario fatto dal Ct ai giornalisti.

Come si può capire intorno a questi due geni sregolati, gira da un anno a questa parte, tutta la Nazionale e anche il lavoro di Prandelli. Che ha la giusta ambizione di guardare al Barcellona, rendendosi conto dei limiti italiani. «Ho fatto una Nazionale che sia capace di costruire gioco» il principio ripetuto ieri.

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