Gian Marco Chiocci
da Roma
Sulla falsariga di quanto è accaduto prima (e durante) la guerra in Irak, gli opposti estremismi son destinati ad attrarsi anche per il conflitto in Libano. Parte di unultradestra radicale rigorosamente filoislamica e gran parte di una sinistra anarcoantagonista dichiaratamente pro-palestinese, in questi ultimissimi giorni avrebbero trovato un nuovo punto dincontro in chiave antiamericana, anticapitalista, antisionista. Se prima, da ambo le parti, fioccavano gli appelli, i comunicati on line, le assemblee, le plateali richieste di denaro per supportare la causa dei resistenti iracheni (su tutti la presa di posizione di Moreno Pasquinelli del noto Campo Antimperialista che ospitò partigiani iracheni ed hezbollah al raduno di Assisi) adesso la lotta politica, le dichiarazioni e le iniziative più o meno ufficiali viaggiano sotto traccia tutte a favore dei combattenti di Hassan al-Sayyed Nasrallah. LAntiterrorismo nostrano segnala un iperattivismo sul fronte della «controinformazione», della «mobilitazione» (richieste di singole collette, presidi di protesta, ecc.) dei «contatti» con alcuni referenti degli hezbollah che hanno anche sfruttato la manifestazione del 18 luglio a Milano organizzata dallAssociazione solidarietà rifugiati ed immigrati per riprendere, o allargare, contatti precedentemente avviati.
Rossi e neri, dunque, perorano la nuova causa seguendo percorsi diversi. A sinistra le sigle più attive e più critiche nei confronti della maggioranza di governo sono una ventina, dislocate in gran parte nel centro e nord Italia: sottosservazione una quindicina di centri sociali veneti, lombardi, toscani, campani, romani. Eppoi «Cpc», comitati antifascisti, associazioni marxiste-leniniste insieme a tre formazioni antimperialiste che oltre agli hezbollah intrattengono stabili contatti con estremisti pakistani, turchi, baschi, feddayn iraniani, reduci del Fplp di George Habbash. Lobiettivo - dichiarato nei summit più recenti - è sempre lo stesso: un coordinamento di tutti i movimenti antisionisti e antimperialisti che vada oltre la semplice solidarietà di facciata.
Fra le tante anime del popolo antagonista ve ne sarebbero alcune di stretta osservanza sciita che fanno proprie le tesi degli hezbollah e degli ayatollah eterodiretti, così si è sempre sospettato (e mai dimostrato), dalla diplomazia iraniana. Approfittando dellonda lunga antisraeliana cavalcata finanche in Parlamento da esponenti della maggioranza, strizzano locchio a destra come a sinistra per divulgare il verbo in Europa, rispolverare il khomeinismo, far propaganda e proselitismo. Non sono solo «convertiti», ma sono tanti. Anche a destra. Dove la sigla trainante filoiraniana, ed oggi in prima linea al fianco di Hezbollah e di Hamas, è storicamente quella che si rifà al «Movimento Politico dAvanguardia» nato a Trapani ma con adepti in molte zone del Paese. Più siti Internet e riviste schierate (oltre agli storici «Orion» e «Aurora» ci sono bollettini come «Islam Italia», «Puro Islam», «Iman Mahdi») spingono sulla questione libanese con terminologie e concetti che trovano rispondenze precise nellopposta sponda politica. E così il «Coordinamento del Progetto Eurasia» sollecita il boicottaggio dei prodotti israeliani oltreché la raccolta di aiuti materiali e contributi finanziari da spedire al conto corrente postale intestato alla casa editrice di Claudio Mutti, figura storica dellestrema destra, convertitosi allIslam, vicino al movimento dei musulmani europei «Murabitum» di un altro convertito, lex ordinovista Pietro Benvenuto.
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