Umile da Bisignano

Si chiamava Luca Antonio Pirozzo ed era nato a Bisignano, in quel di Cosenza, nel 1582. Si vedeva subito che quel figlio di contadini era fatto per il chiostro: andava a messa tutti i giorni, pregava anche durante il lavoro, era iscritto a tutte le confraternite dell’Immacolata. Una volta, sulla pubblica piazza, in un diverbio si beccò un ceffone, al quale rispose porgendo letteralmente l’altra guancia. A diciott’anni chiese di essere ammesso tra i francescani; ma, per un verso o per l’altro, dovette aspettare fino al 1610 prima di poter diventare fra Umile da Bisignano. Il problema era che andava in estasi, anche davanti a tutti. Così, i superiori credettero opportuno vederci chiaro tergiversando, rimandando e, infine, sottoponendo il fratino a prove e umiliazioni per saggiarne la vocazione. Quello, pur essendo analfabeta, profetizzava, faceva miracoli e rispondeva con una profondità teologica sconcertante. Più volte esaminato, anche dall’Inquisizione di Napoli, il frate superò ogni confronto e finì per entrare nelle grazie perfino di papi come Gregorio XV e Urbano VIII, che lo chiamavano a Roma quando avevano bisogno del suo consiglio. Naturalmente, più cercava il nascondimento e peggio era. Chiese addirittura di poter partire missionario ma, ovviamente, gli fu negato.

Certo, un tipo del genere deve essere sottoposto a una tentazione fortissima: tutti ti cercano, tutti ti onorano, anche i papi ti vogliono; come si fa a non inorgoglirsi? Già, bella domanda. Comunque, non fu questo il caso di quel sant'uomo calabrese, Umile di nome e di fatto, che morì nel 1637.

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