Da undici anni Tursi le promette una casa

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Chiara Ennas

Talvolta si sentono storie che si vorrebbe non sentire, non per nascondere la testa sotto la sabbia, ma perché per uno spontaneo senso di giustizia certi fatti non dovrebbero accadere, Come aspettare per dieci lunghissimi anni una casa dal Comune.
Dalla fine del '94, una donna di Genova, Vanda Colombo, aspetta un alloggio dal Comune.
È una signora che con grande spirito assiste gli anziani e che vedendo lo stato in cui molti di loro vengono abbandonati dalla famiglie, mai e poi mai lascerebbe l'anziana madre, con un principio di Alzheimer, in un ospizio, o, come molti si ostinano a chiamarli, «case di riposo». E si tira avanti con un stipendio di 800 euro mensili, e una magra pensione, che viene immediatamente assorbita dalla spese mediche.
Il peggio, però, deve ancora venire: il 10 giugno prossimo infatti un ufficiale giudiziario si presenterà nella sua minuscola abitazione, dove alla signora «sembra di vivere come una baraccata» e chiunque si appresti ad un trasloco o ne abbia appena fatto uno sa che cosa significa: figurarsi se non si sa neppure dove si andrà a finire, con un’ingiunzione di sfratto come spada di Damocle sulla testa.
Alle ripetute richieste di un alloggio, con l'intervento anche di un avvocato, la risposta da dieci anni è sempre uguale: «Non ci sono case»; poi arriva la prima ingiunzione di sfratto, per la quale Vanda Colombo riesce ad ottenere una proroga. Lo scorso settembre sembra che finalmente possa tirare un sospiro di sollievo, che tutto possa risolversi, ma il lieto fine è ancora lontano. «C'è una casa disponibile, a Coronata». Peccato che sia all'ultimo piano - e la madre, la signora Itsefa Buzialkowskya, corre seri pericoli, perché la sua salute non è più tanto salda; inoltre ci sarebbe un lungo tratto da fare a piedi e non conoscono nessuno e nessuno conosce loro.
Vanda Colombo non può stare tutto il giorno a casa per guardare la madre, perché quel poco che ancora riesce a lavorare lavora, pur con un tetto massimo di ore, a causa di problemi di salute. E anche il medico spiega che non le è possibile affrontare una situazione del genere e che è necessario rimanere in zona, ossia a Pegli.
Ciò che lascia sconcertata la donna è che proprio nella zona vicina alla sua precaria abitazione sa con certezza che «molte case sono libere», e che «l'abitudine è quella di assegnare gli alloggi dando la precedenza agli extracomunitari». Ma oltre il danno, la beffa.


Quelle case che lei sa essere libere sono «per quelli che vogliono cambiare la casa già assegnata loro dal Comune» e anche Vanda Colombo avrebbe potuto averne una, ma in unico modo: accettare l'alloggio a Coronata, traslocare e, dopo circa una ventina di giorni, chiedere il trasferimento in un altro.

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