Unicredit, più Lega in Cariverona Pronto il riassetto di Ghizzoni

Paolo Biasi domina il gran ballo al vertice di Cariverona ma apre alla Lega le due stanze più delicate della Fondazione, quella che si occupano delle erogazioni e quella che ragiona sugli investimenti e quindi sul 4,7% di Unicredit. La mediazione è stata sancita ieri dal consiglio generale dell’Ente scaligero che ha confermato Biasi alla presidenza per altri cinque anni. Il nuovo assetto vede poi salire a vicepresidente vicario l’avvocato Giovanni Sala. Una poltrona strategica, per cui era in corsa anche Giovanni Maccagnani, uomo vicino al sindaco di Verona, Flavio Tosi che in questi mesi non ha risparmiato energie per fare sentire la sua voce sul destino di Unicredit. Si è quindi imposto il fronte interno all’Ente, l’altro vice presidente è l’imprenditore vicentino Silvano Spiller. Su invito di Biasi, Maccagnani sarà però chiamato a «un particolare impegno» nella commissione che predispone il Documento programmatico delle erogazioni. Un aspetto cruciale per il territorio e quindi per la Lega, che vede salire Maccagnani anche nel Comitato Finanza dell’Ente (quello che regola gli investimenti). Il Comune scaligero avrebbe condiviso le nomine, anche se Tosi voleva nel board anche Giampaolo Sardos Albertini. Gli altri consiglieri sono: Umberto Bagnara, Luigi Binda, Paolo Conte e Silvano Pedrollo. Il primo cittadino ha comunque già confermato l’idillio con Biasi, congratulandosi per la riconferma nella quale dice di aver «sempre creduto considerati gli ottimi rapporti esistenti». Sul riassetto di Verona erano puntati gli occhi di Unicredit, dove l’ad Federico Ghizzoni nel fine settimana continuerà a limare il nuovo assetto di governance. L’idea dell’ad resta quella di sdoppiare la direzione generale, affidando a Roberto Nicastro il retail e a Sergio Ermotti il corporate; mentre Paolo Fiorentino sarebbe direttore operativo. L’equilibrio però è instabile, tanto che nel consiglio in agenda martedì potrebbe tornare maggioritaria la soluzione di un direttore generale unico: molto dipenderà da Ermotti. Nominare un unico direttore generale era peraltro l’idea inizialmente preferita dalle Fondazioni, che ora non fanno mistero di attendere l’efficacia della squadra alla prova della trimestrale. La situazione non è quindi il migliore viatico possibile per Ghizzoni e il presidente Dieter Rampl, alle prese sia con i veleni incrociati tra le Fondazioni sia con i grandi soci libici. Ieri il Sole 24 Ore raccontava una Tripoli infastidita per l’approfondimento di indagine sulla miniscalata con cui è diventata primo azionista della banca scavalcando le fondazioni. Al punto che potrebbe minacciare un addio. Non manca poi chi vede un Rampl indebolito dai giochi tra Ermotti, benvoluto da Crt, e Nicastro, appoggiato da Cariverona.

Il banchiere tedesco, che ieri era all’estero, sta tuttavia ragionando sulla governance con una logica che supera le singole candidature, nel tentativo di dare una guida stabile sia al retail, sia al corporate che contribuisce in modo importante ai risultati della banca. Aperta infine la partita di Mcc, per cui Iccrea e Poste italiane stanno per presentare a Unicredit un’offerta condizionata così da farne il nucleo della Banca del Mezzogiorno,

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