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Va’ pensiero suonato prima dell'inno di Mameli Si scatenano le polemiche contro Zaia e la Lega

Da sinistra a destra attaccano Zaia per una cerimonia a Treviso. Il governatore si difende: "Non ho chiesto di sostituire l’Inno". Ma è bufera. I finiani di Farefuturo: "Dalla Lega solo sparate, vuole ancora la secessione"

Va’ pensiero suonato prima dell'inno di Mameli 
Si scatenano le polemiche contro Zaia e la Lega

Mameli negato, Mameli posticipato, Mameli osannato. Tre opzioni per l’ennesima diatriba sull’attaccamento ai valori della nazione quando di mezzo c’è la Lega. O meglio un pezzo da novanta del Carroccio, il governatore del Veneto Luca Zaia. Il seme della zizzania dal sapore risorgimental-patriottica l’ha gettato il quotidiano la Tribuna di Treviso, gruppo Espresso, ieri in edicola con la bomba: «Zaia vieta l’Inno: non suonatelo finché ci sono io. Meglio il Va’ pensiero». L’occasione per il «diktat», così scrive il giornale del nord-est, l’inaugurazione di una scuola primaria a Fanzolo di Vedelago (Treviso) sabato mattina. Qui il presidente della Regione avrebbe stravolto il cerimoniale pur di ascoltare le note di Verdi al posto della marcetta simbolo dell’unità nazionale. Zaia smentisce: «Tutto falso. Non sono intervenuto sul programma della manifestazione: l’Inno di Mameli è stato regolarmente cantato dal coro polifonico di Salvarosa al momento del taglio del nastro. La polemica non ha motivo di esistere». E invece no, naturalmente è esploso il caso politico.
I primi a caricare le armi col fuoco amico, puntuali, i finiani di Farefuturo. Sul sito della fondazione è apparso un corsivo al veleno. «Sarà che sono più di tre lustri che sognano la secessione, ma i leghisti non hanno più lo smalto di una volta. Le loro “sparate” sono un po’ più stanche, un po’ più appannate, ma soprattutto molto più prevedibili. L’ultima (trita e ritrita) arriva da Zaia» -. Quindi l’affondo contro gli alleati di centrodestra: «Sì, perché la parabola delle boutade leghiste è ormai abbastanza chiara. Effetto annuncio (quando ci sono elezioni in vista o trattative “romane”), dibattiti infuocati e poi il silenzio». Farefuturo ancora una volta parla la lingua dell’opposizione, eppure le reazioni dure provengono pure dall’interno del governo. Andrea Ronchi si scandalizza: «Aver deciso che l’Inno fosse suonato senza la presenza delle autorità è un oltraggio alla nazione italiana». E il segretario della Destra Francesco Storace chiede perfino che Zaia «lasci l’incarico». Prova a spegnere l’incendio Ignazio La Russa: «Non mi sembra possibile che Zaia possa aver fatto sostituire l’inno. Se fosse vero sarebbe grave, ma non credo. Anche perché il Va’ pensiero è più patriottico dell’Inno di Mameli, per un leghista è una contraddizione...».

Ma il presunto brindisi «secessionista» davanti ai pargoli trevigiani a sentire il portavoce del presidente veneto, a cui gli organizzatori avevano chiesto un parere sui brani in scaletta, sarebbe completamente «inventato». Ecco la ricostruzione ufficiale: Zaia arriva alla bio-scuola di Fanzolo alle 10 di sabato, scende dall’auto di servizio mentre i bimbi intonano un canto della tradizione locale. Quindi, come da accordi, parte prima il Va’ Pensiero caro ai seguaci del Senatùr. Subito dopo l’Inno di Mameli, per nulla cancellato. E, giurano dalla presidenza, mentre il governatore teneva tra le mani la bandiera tricolore «risuonava l’inno nazionale e alla fine è scattato l’applauso convinto del popolo». Di credo padano o meno, stando così le cose avrebbe importanza.

Giallo archiviato? Magari, da sinistra a destra il pretesto è buono per infilzare il partito di Bossi. Anche perché testimoni eccellenti sostengono che l’inno sia stato eseguito non durante il taglio del nastro, bensì più tardi, mentre Zaia stava già percorrendo i corridoi della scuola. Tempistica fondamentale. E per qualcuno Mameli, a Fanzolo, sarebbe stato un fantasma, dice Fabio Gava, deputato Pdl: «Ero presente e non ho sentito eseguire l’Inno. Adesso si chiarisca se la modifica dell’esecuzione sia stata frutto di una richiesta del presidente». Punto e a capo. Per finirla con le discussioni ci vorrebbe la moviola o la prova tv, tra l’altro stasera scende in campo la nazionale. E che nessuno, laggiù in Sudafrica, si sogni di ritoccare il protocollo.

Di sicuro darebbero la colpa al leghista di turno in tribuna.

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