Va in pensione il maresciallo che ritrovò le carte di Moro

Dopo quasi 42 anni di servizio, si era arruolato il 5 novembre 1964, va in pensione Michele Terraccia, sostituto commissario, il grado più alto che più alto che può raggiungere un ispettore. Sposato con la signora Giulia, padre di Francesca di 34 anni e Manuele di 30 e nonno di Cecilia, 16 mesi, approdò a Milano un paio di anni dopo, esattamente nel novembre del 1966. Qui ha ricoperto importanti incarichi all’interno della vecchia «squadra politica», ora Digos, sezione antiterrorismo, per poi passare alla squadra mobile.
In questo periodo ha collaborato con tanti giovani funzionari poi saliti ai gradi più alti della Polizia, da Michele Serra, ex questore di Milano ora Prefetto di Roma, a Lucio Carluccio, Luigi Savina e Massimo Mazza, anche loro adesso promossi questori.
Ha preso parte ad alcune tra le più importanti operazioni, come la scoperta nell’ottobre del 1978 del covo di Prima Linea in via Negroli con l’arresto del capo storico Corrado Alunni. Nel 1990 fece irruzione in via Monte Nevoso 10 dove furono recuperati i documenti relativi al sequestro di Aldo Moro e del denaro proveniente dal sequestro dell’armatore Costa.

Il 28 ottobre 1994 volò a Panama per arrestare Gianni Guido, uno dei tre massacratori del Circeo, latitante dal ’95.
Il 2 giugno 2001 il Presidente della Repubblica gli ha conferito l’onorificenza di «Cavaliere» e tre anni dopo, quella di «Ufficiale».

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