Un mese dedicato alla scienza, con un calendario denso di laboratori, dibattiti, discussioni e persino un sito Internet. Perché la scienza fa spettacolo. È partita la rassegna «Teatro Scienza. Attori del sapere» il cui logo, una bella T elevata alla S, la dice lunga sullo stretto rapporto tra scienza e teatro, ambiti in cui creatività, libertà, bellezza e dedizione sono elementi portanti. È il Piccolo Teatro di Milano ad «elevarsi» su temi scientifici quali logaritmi, funzioni, leggi fisiche ed esperimenti per permettere a un nutrito numero di studenti (1800 quelli coinvolti nell'intera regione, dalle elementari all'università) di confrontarsi in modo innovativo con la matematica. Materia da sempre ritenuta ostica, la matematica è ricca di formule, leggi e concetti che, adattati sul palcoscenico, guadagnano in fascino e chiarezza. Fino a fine mese la sede del Piccolo si trasformerà in un laboratorio teatrale su argomenti scientifici per studenti suddivisi in fasce d'età, mentre a novembre si terranno sei spettacoli organizzati da «Scienza under 18», un gruppo di docenti interessati a veicolare un'educazione scientifica accattivante e coinvolgente. Infine è stato aperto il portale www.performingts.it che permette ai giovani di scambiarsi materiali sugli spettacoli, attivare commenti e partecipare a un concorso a tema scientifico.
Attenzione, però: «Teatro Scienza», che nasce dalla collaborazione tra il Piccolo, la Fondazione Silvio Tronchetti Provera, la Fondazione Umberto Veronesi, il Politecnico, l'Università Statale e la Bicocca, non è una rassegna solo per studenti. Ci sono anche i giovedì della scienza, un ciclo di incontri per raccontare lo spettacolo «Infinities» di Luca Ronconi, forse la più nota produzione del Piccolo legata a temi scientifici (oggi, ore 17.30, si discute della replicazione infinita). La rassegna chiude in bellezza con la messa in scena, sul palco di Largo Greppi di «A disappearing number», scritto e diretto dal talentuoso attore e regista inglese Simon McBurney che, con la sua compagnia Complicite, racconta la vita (e la precocissima morte) di Srinivasa Ramanujan, il «Mozart della matematica», vissuto tra India e Inghilterra a cavallo tra Otto e Novecento. Ramanujan, talento intuitivo per i numeri, fu chiamato da G.H. Hardy a Cambridge ma, come spiega Simon McBurnery, «era un bramino in mezzo a cristiani, un vegetariano tra carnivori, ma soprattutto un matematico intuitivo tra empiristi».
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