Gli interessi commerciali e le valenze culturali dello stile italiano dellabitare sono promossi, in Italia e nel mondo, da Federlegno-Arredo, la Federazione che nellambito di Confindustria rappresenta le industrie del legno, del sughero, del mobile e dellarredamento. Una realtà con oltre 2.300 aziende iscritte, che fattura 37 miliardi e occupa 410mila addetti. E che, dopo un 2005 caratterizzato da una contrazione del fatturato di quasi il 3%, ha rivisto il sereno nellanno che si è appena chiuso, tornando a crescere seppure in modo differenziato a seconda dei settori. Comparti che, nel contesto di una filiera articolata come quella del legno-arredamento, si trovano ad affrontare sfide diverse, alle quali sono chiamate a rispondere le 10 associazioni (una per ciascun comparto) che operano allinterno di Federlegno-Arredo. Tra queste, una delle più datate (è nata nel 1975) e attive è Asal Assoallestimenti, che riunisce 253 aziende allestitrici di fiere e mostre.
Un dinamismo, quello dellassociazione presieduta da Pierpaolo Vaj, espresso anche attraverso iniziative come il 1° Forum nazionale della filiera fieristica, organizzato a Milano in novembre. Lincontro, al quale hanno partecipato gli amministratori delegati delle principali Fiere nazionali, da Milano a Roma, da Bologna a Padova, ha avuto come filo conduttore la necessità, per il settore fieristico italiano, di «fare sistema», armonizzando le attività delle sue diverse componenti. Un obiettivo al quale anche la politica è chiamata a contribuire: «Nonostante i cambiamenti in atto e le sfide che ci attendono - commenta Vaj - il dibattito politico e le riflessioni economiche sul sistema fieristico sono limitati. Eppure lindustria fieristica rappresenta unopportunità per il nostro Paese, chiamato a controbilanciare la perdita di parte della produzione manifatturiera con la crescita di servizi ad alto valore aggiunto, di cui la Fiera è il principale motore». Il Forum milanese, che avrà cadenza biennale, è servito per mettere in evidenza le principali strozzature che ostacolano lefficienza del sistema. Una per tutti, la realizzazione di consistenti piani dampliamento da parte degli enti fieristici, con laumento dellofferta di spazi e manifestazioni, a volte in competizione tra loro. «Creare doppioni significa affossare il settore - spiega Vaj -: che senso ha organizzare il Cibus a Parma e a Roma, o dare vita a due fiere del vino, a Verona e a Milano? Non è possibile che ogni città voglia la sua fiera, percorrendo lAutosole, se ne trova una a ogni casello».
Altro punto caldo, la richiesta di una maggiore tutela delle singole specializzazioni nellambito della filiera. «Oggi lente fiera si è sdoppiato - prosegue Vaj -: in una Fondazione, che ha la proprietà dellarea, e in una società per azioni (controllata dalla stessa Fondazione) che tende a fare di tutto: la gestione degli spazi, lorganizzazione delle mostre e, da ultimo, anche la fornitura dei servizi. Cioè, il nostro mestiere». E lasciare tutto nelle mani di un unico operatore, è lallarme dei promotori del Forum, rende il sistema inefficiente e indebolisce il moltiplicatore economico collegato al settore fieristico. Ma come invertire la tendenza? Per ora, dando vita a un comitato interassociativo, comprendente i quartieri fieristici, gli organizzatori di mostre e i prestatori di servizi.
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