Politica

Una valanga di batteri in campo per curare obesità, acne e intolleranze

Convegno sull'utilizzo dei «probiotici» che ormai dilagano sugli scaffali dei supermercati e delle farmacie. Secondo molti medici sono inutili, ma alcune ricerche presentano dati interessanti: i batteri d'origine umana non servono solo a riequilibrare la flora intestinale, prevengono obesità, malattie della pelle e allergie

Assumere probiotici non solo per il benessere dell'intestino, ma anche per combattere lo sviluppo dell'obesità o come complemento alla terapia dell'acne. Sono alcune delle novità emerse durante il convegno «Probiotics, Prebiotics & New food», giunto alla sesta edizione.
Sul settore dei probiotici, ovvero «i batteri di origine umana che servono per riequilibrare e riattivare la flora batterica dell'intestino», spiega Lucio Capurso, primario emerito di Gastroenterologia del San Filippo Neri, «l'attenzione della comunità scientifica sta crescendo in modo immenso» mentre l'Italia si conferma «leader». Tra gli spunti di ricerca più recenti ci sono gli effetti benefici dei probiotici sugli sportivi, ma anche sulle risposte del sistema immunitario al contatto con i pollini, quest'ultimo uno studio presentato dall'italiano Claudio Nicoletti, dell'Institute of Food Research di Norwich (Gran Bretagna).
Tante anche le ricerche improntate sul legame tra alimentazione e benessere della pelle. Se ne occupa Mario Picardo, responsabile di Fisiopatologia cutanea e del Centro di ricerca sulla «Metabolomica» presso l'Istituto San Gallicano. «Ci sono evidenze - afferma Picardo - che i probiotici possono ad esempio migliorare la dermatite atopica, ma cominciano ad essere utilizzati anche come approccio terapeutico per l'acne o la forfora».
Sviluppi anche in tema di obesità, con evidenze cliniche - illustrate da Alfredo Guarino del Dipartimento di Pediatria del Federico II di Napoli - per le quali la somministrazione di bifidobatteri durante l'infanzia proteggerebbe dallo sviluppo di obesità da adulti.
L'interesse della comunità scientifica verso i probiotici va di pari passo con la loro proliferazione sugli scaffali del supermercato o in farmacia. Orientarsi non è facile, aggiunge il professor Capurso, anche perchè «uno non vale l'altro». In questo caso, dice, «il consumatore non dovrebbe essere lasciato da solo»: «è giusto che si informi sulle aziende produttrici», ma dovrebbe anche essere «indirizzato» dal proprio medico. Un'indicazione che però spesso manca, ricorda il professor Guarino, «perchè i medici di base spesso considerano il probiotico un approccio irrilevante».
Altro nodo affrontato nella discussione quello del riconoscimento degli effetti positivi dei probiotici da parte di enti regolatori come l'Efsa, che di recente ha concluso le sue valutazioni sulle indicazioni salutistiche contenute sulle etichette alimentari, bocciandone 4 su 5. «Il problema dell'Efsa - spiega il professor Capurso - è che i documenti che sono stati presentati erano tutti ottenuti da lavori fatti prima delle regole dell'Efsa». In più, conclude, «l'Efsa chiede che l'health claim debba essere per una popolazione sana, e non per una forma di malattia o di disturbo della salute.

Bisogna quindi rifare tutte le ricerche probabilmente o l'Efsa dovrà cambiare idea».

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