Valentina Marchei, i campionati italiani dell'Agorà chiudono il tuo 2007 magico: quinta all'Europeo, seconda alle Universiadi...
«... e 11ª al Mondiale. E arrivavo dalla delusione della mancata partecipazione ai Giochi di Torino 2006: contavo di esserci e invece è andata Silvia Fontana che ormai si dedicava solo alle esibizioni. Aveva fatto meglio di me agli Assoluti, giusto preferirla, ma quel sorpasso resta poco chiaro: mi sentivo scaricata, volevo pattinare solo per me stessa. Poi papà e i tecnici mi hanno aiutato a ritrovare motivazioni e con la testa libera il lavoro paga».
Il risultato più importante?
«Il 5° posto all'Europeo: mi bastava un posto nelle prime dieci... Ogni tanto rivedo le immagini su You Tube e la reazione della mia allenatrice, Cristina Mauri, mi emoziona ancora».
Obiettivo per la gara dell'Agorà?
«Fare bene entrambe le prove, di recente ho disputato gare buone solo a metà. Carolina è favorita? So di essere l'eterna seconda ma se l'attenzione è su altre, io lavoro benissimo».
Ma la Kostner chi è per te? Un'amica, una rivale, un incubo?
«Un'amica. Nettamente superiore, in questo momento. Io non sono un talento come lei, se Carolina si allena un'ora, io devo farlo tre. Ma una giornata storta può capitare anche a lei».
Come hai cominciato a pattinare?
«Mio padre Marco è un ex-maratoneta, due Olimpiadi alle spalle, mio fratello Lorenzo fa mezzofondo con Giorgio Rondelli. Ma correre mi annoia, vengo dalla ginnastica ritmica e dal pattinaggio di velocità su rotelle, sul ghiaccio ho debuttato tardi, a 9 anni: sembri una hockeysta mi dicevano».
LIsef: si conciliano sport e libri?
«No. Ma mi scateno con gli esami degli appelli estivi. Tra gare e esibizioni, che mi permettono di finanziare un'attività carissima e sono un piacevole diversivo, sono impegnata 11 mesi l'anno. Mi alleno al Forum e in Francia. Zero vita sociale, ma non ne soffro».
Ti senti una sportiva o un'artista?
«Un'attrice sui pattini. Amo sfidare il pubblico, farlo divertire. All'Agorà mi esibirò sulle note della Traviata e de Le foglie morte».
Quanto conta l'aspetto mentale?
«È decisivo. L'ansia può distruggere mesi di lavoro. Io sono una corda tesa, alla vigilia dormo pochissimo».
A chi consigli questo sport?
«A chi non soffre il freddo... A chi ha carattere, voglia di farsi amico il ghiaccio, sentire il vento in faccia».
A gennaio ci sono gli Europei...
«Punto al podio. Ma se ci penso e non arriva, poi ne soffro di più».
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