Che fosse un bandito era risaputo. Ora si scopre che è anche un «narciso». Di Renato Vallanzasca si è detto molto, praticamente tutto nel corso di un'intera vita fatta di crimine e galera. Ma l'ultima definizione la danno ancora una volta ai giudici, che revocandogli la semilibertà in seguito all'arresto per il furto in un supermercato motivano quella decisione scandagliando la personalità del (fu) «bel René». Il suo percorso di riabilitazione, scrivono infatti i magistrati nelle motivazioni dell'ordinanza depositate ieri, è tutt'altro che lineare, e passa attraverso delle «involuzioni trasgressive imputabili anche alla personalità del detenuto non del tutto affrancata da tratti narcisistici nella percezione del sé». Insomma, Vallanzasca sarebbe ancora schiavo del suo personaggio, nonotante i tanti anni trascorsi in cella e i lunghi tentativi per ricominciare a condurre una vita (quasi) normale.
Non solo. Perché revocando i benefici di una misura cautelare attenuata, i giudici sottolineano anche come il suo arresto per la presunta rapina impropria del 13 giugno scorso (quando avrebbe nascosto nel suo zaino due paia di mutande e un paio di forbici all'Esselunga di viale Umbria) abbia pesantemente influito sulla valutazione in base alla quale viene concessa la semilibertà, che va revocata anche se per il momento non ci sia stata alcuna condanna definitiva per il reato di cui Vallanzasca è accusato. Scrive infatti Guido Brambilla, presidente del collegio ed estensore delle motivazioni, che «i fatti come rappresentati» nel verbale d'arresto «evidenziano un grave vulnus al rapporto fiduciario che deve esistere tra il condannato semilibero e gli organi del trattamento». Citando una sentenza della Corte di Cassazione del 20 gennaio 2009 in materia, Brambilla aggiunge che «ferma restando ogni diversa valutazione del giudice di merito» sull'imputazione di rapina impropria contestata, «si osserva che la contestazione di un fatto delittuoso può integrare i presupposti della revoca facoltativa della misura, non essendo necessario al riguardo che, per detto fatto, sia intervenuta condanna definitiva (...), ben potendo l'accertamento dell'effettiva consistenza del fatto contestato essere operato, in via incidentale, ai fini del giudizio di revoca». E pertanto il collegio, composto anche dal magistrato di sorveglianza Marina Corti e dai dottori Gianfranca Moiraghi e Federica Brunelli in qualità di «esperti», ha ritenuto di revocare la misura.
Il rischio, per Vallanscasca, è di essere di nuovo sprofondato nel tunnel infinito della detenzione. Lui stesso l'ha detto nell'aula del tribunale, nelle scorse settimane. «Io quelle cose non le ho rubate.
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