Della Valle lascia dopo lo scontro con Berlusconi

Il patron della Fiorentina: «Ora sono tranquillo». E c’è chi interpreta l’addio come premessa a nuovi gesti clamorosi

Antonio Signorini

da Roma

Diego Della Valle esce dai vertici di Confindustria. Il malumore di mister Tod’s dopo il «sabato di Berlusconi» alla conferenza di Vicenza è cresciuto di ora in ora e ieri l’imprenditore marchigiano ha comunicato a Luca Cordero di Montezemolo la decisione di lasciare la stanza dei bottoni della confederazione, che sarà comunicata dallo stesso presidente al direttivo di domani.
Un modo per avere, d’ora in avanti, mani libere. Non che l’appartenere ai piani alti di Viale dell’Astronomia abbia finora frenato la verve polemica di Della Valle. L’imprenditore marchigiano ha più volte attaccato il presidente del Consiglio: lo ha fatto quando si augurò un «ritorno a casa» di Berlusconi dopo gli anni a Palazzo Chigi e anche quando a Porta a Porta accusò il premier, tra le altre cose, di non sapere che per le famiglie italiane «la situazione è dura». Il problema per Della Valle è semmai quello di tenere fuori dai suoi duelli con Berlusconi il vertice di Confindustria e, soprattutto, il suo presidente.
Lo si intuisce dalla nota ufficiale con la quale Viale dell’Astronomia ha comunicato ieri sera la decisione. «Diego Della Valle - recita - ha comunicato al presidente Luca di Montezemolo la decisione di dimettersi dal direttivo di Confindustria al fine di evitare che continuino strumentalizzazioni che possano arrecare danno all’associazione e a tutti gli amici imprenditori». E anche dalle frasi raccolte dai giornalisti poco più tardi: «Con queste dimissioni mi sento tranquillo», ha assicurato. «Per qualunque cosa io dica - ha spiegato - c’è una strumentalizzazione quotidiana che coinvolge Confindustria per la quale io continuo ad avere un grande rispetto istituzionale. Non voglio che vengano coinvolte per le mie posizioni la Confindustria e il suo presidente Luca Cordero di Montezemolo».
Le dimissioni sono state interpretate come la premessa per «gesti clamorosi». Una diretta conseguenza dell’ennesimo duello tra il premier e l’imprenditore. Berlusconi a Vicenza aveva reagito ai gesti di disapprovazione di Della Valle che ascoltava il suo intervento dalla platea della Fiera, sottolineando che quando un imprenditore si allea con la sinistra «ha molti scheletri nell’armadio». Per tutta replica Della Valle gli aveva lanciato invettive trasmesse dai maxischermi.
Uno scontro durissimo che secondo alcuni potrebbe avere anche strascichi legali. Ad esempio una querela. Ma fonti vicine a Della Valle escludono questa strada, così come altri «gesti clamorosi». La decisione di ieri semmai - emerge dagli stessi ambienti - è un modo per poter chiedere direttamente al premier conto della frase sugli «scheletri», senza trascinare nella nuova inevitabile polemica tutto il vertice di Confindustria.
La decisione è stata commentata in termini positivi dal sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano: «È ciò che merita», ha detto l’esponente di An ricordando la «promessa elettorale a fianco di D’Alema» di aprire uno stabilimento Tod’s a Gallipoli mai rispettata. «Sono felice che 250 infiltrati fantasma siano riusciti a far dimettere Diego Della Valle», ha commentato ironicamente il governatore del Veneto Giancarlo Galan.


Ora i riflettori si puntano sul direttivo di domani e sulla giunta di giovedì. Il vertice di Confindustria dovrà interpretare la spaccatura che si è consumata a Vicenza. E che si è manifestata in primo luogo, con i fischi degli industriali all’indirizzo dello stesso Della Valle.

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