Roberto Scafuri
da Roma
Siamo ai messaggi trasversali. Ma è chiaro che i vorticosi e complessi giri finanziari di queste settimane, che mirano a cambiare gli assetti di banche, assicurazioni e forse persino della Rcs-Corriere della Sera, stanno facendo diventare lUlivo un albero tossico. Quando sia cominciata, difficile dirlo. Ma serpeggiano domande imbarazzanti e oggi per nulla peregrine. Forse Rutelli aveva altri motivi per affossare Prodi che non fossero legati alla politica bensì alla finanza?
Finanza e politica, un gioco ad alta tensione che rischia di fulminare lUnione. Tanto che un giorno dopo laltro Massimo DAlema e Francesco Rutelli se le sono mandate a dire con due interviste contrapposte, la prima sullUnità, la seconda sul Corsera. E ieri lex Pm Antonio Di Pietro ha chiesto ufficialmente di «rilanciare la trasparenza e la questione morale» nel centrosinistra. Così come ha fatto lex sottosegretario Pinza dalle colonne di Europa, quotidiano rutelliano. Mentre Claudio Velardi, ex consigliere di DAlema a Palazzo Chigi, ora editore del Riformista, è stato indotto allexcusatio non petita. «Se dietro Ricucci cè DAlema, perché dietro la scalata alla Bnl non ci può essere Rutelli o magari dietro lassalto allAntonveneta Prodi?». Velardi inopinatamente chiede quale sia «il capo daccusa circostanziato» e, nel gioco di specchi, rinvia accuse ai mittenti.
Che cosa accade, dunque? DAlema sullUnità ha toccato un punto che evidentemente sta nel cuore. Anzi a core (business). «Una deriva di avvelenamento... tutti i rapporti sono diventati più complessi. Cè una campagna contro il nostro partito, io sono additato come il regista di certe scalate finanziarie. È tutto grottesco, fantasioso... Non conosco nessuno di quei personaggi che si citano. Non vi è nulla di fattuale... ». Eppure subito dopo DAlema inciampa nella fattualità. Ci sono persone, dice, che ritengono i «loro interessi personali una nobile battaglia in difesa degli interessi del mercato, mentre gli interessi degli altri sono un ignobile complotto dietro cui si cela un qualche Belzebù». Non contento di essersi (consciamente?) esposto, cita il celebre caso «del comportamento del governo da me presieduto di fronte allOpa sulla Telecom Italia, quando noi decidemmo di non intervenire e di rispettare le scelte del mercato, resistendo alle pressioni di chi voleva che usassimo la golden share per favorire i proprietari... ».
Se persino Velardi ammette che «DAlema avrebbe dovuto risparmiarsi quella frase sui capitani coraggiosi(Colaninno, ndr)», Nerio Nesi si «offende» per linsinuazione. «Allepoca ero presidente della commissione Industria della Camera - dice - e non tutelavo interessi specifici, difendevo solo lo Stato». I giochi sono intricati. DAlema non esita a trascinare i sospetti fin dentro lUlivo. «Secondo me, le divisioni nel centrosinistra favoriscono lo spargimento dei veleni. Che dubbio cè? Non siamo mica nati ieri. Conosciamo i salotti e le persone che contribuiscono a tutto questo... ». Anche loro si (ri)conoscono, e difatti Rutelli risponde a tono sul Corsera, trincerandosi dietro una totale uniformità di vedute con Montezemolo. «Il centrosinistra non deve tifare. Soprattutto, non promuove cordate e alleanze». Veleni su DAlema e critica «alle esperienze meno riuscite degli anni del governo di centrosinistra... operazioni che hanno prodotto quattrini, ma non ricchezza per il Paese». Attacchi allUnipol, perché «bisogna essere certi che non ci sia una regia politica dietro operazioni come queste». Insomma, così ci si avvelena la vita. Pierluigi Bersani conferma che «in casa ds cè profondissima irritazione e se continua questo modo obliquo di tirarci dentro, reagiremo».
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